mercoledì, ottobre 29, 2003

Zwischenraum*
Poi presi l'auto e mi avviai verso la città; e pensavo a quanto era stato bello parlare - anche se alla fine lui si era rivelato un impostore - per un po'. Parlare, parlare sul serio anche solo per un pochino.
[Jim Thompson, L'assassino che è in me]

Curioso (oppure no?) che la conversazione con una persona mi suggerisca di annotare concetti antitetici dai libri e di trovarmi verosimilmente partecipe di ciascuno.
Ribatto, ma con poca energia, che ciò che mi rende incline a questo atteggiamento ambiguo verso la comunicazione sia la curva di un'oscillazione emozionale piuttosto che la diagnosi di un disturbo di personalità. Anche se il fatto di sentire il bisogno di ribattere a qualcosa che io stessa ho inferito fa scattare un'orchestra di campanelli - ma parliamo pure di trombe bitonali - d'allarme.

Sarebbe utile conoscere la sostanza della congiunzione, il dettaglio che annoda gli elementi discreti, collante fatuo: ciò che non ammette ripari è il desiderio di sostituire ai vuoti interstiziali la pienezza di un significato, di provare sollievo lustrando patine di senso.


* (fra gli intraducibili di Rheingold): the space between things [...] the importance of negative space [...] the eloquence of that which is not painted

posted by frammento at 05:28  0 commenti