mercoledì, luglio 08, 2015
Mi piace quando L. risponde compiaciuto alla domanda "come ti chiami, tu?": "-aaddo". Ma mi piace di più, quando chiede - anzi, dice - "'ncòa",
ancora, come un'affermazione.
[Balliamo] "'ncòa" - accendendo la cassa per la musica o tirando la cordicella del carillon.
[Prendimi] "'ncòa" - cominciando a ridacchiare.
[Leggiamo] "'ncòa" - trafficando con la sua libreria.
Mi piace che in qualche modo mi dica di desiderare qualcosa, e in effetti mi rendo conto di aver attribuito alla prima attestazione l'importanza di una tappa evolutiva, quasi al pari di quei primi incerti passi verso di me - insomma, una cosa è piangere perché senti di aver bisogno di qualcosa, un'altra cosa è renderti conto di ciò di cui hai bisogno, e un'altra ancora è esprimerlo: competenza, fra l'altro, che certi adulti sembrano perdere in certi frangenti (
o almeno, non per offendere, io, come diceva Belbo). Mi piace che esprima ciò che desidera con una sicurezza consapevole di sé ma innocente, priva della perentorietà di certe richieste infantili.
Forse è già qui che sbaglio?
posted by frammento at
04:04
1 commenti