venerdì, gennaio 03, 2014
Il 2013 è andato. Contrariamente a quanto vissuto da amici e conoscenti, e nonostante il deprimente panorama politico e sociale italiano che anche il 2014 lascia intravedere, per me si è trattato di un anno eccezionale, nel senso di
eccezionalmente fortunato: diversamente dal solito, non ho di che lagnarmi. E quindi niente bilanci, esprimo semplicemente gratitudine: anche perché non sono così convinta che ricapiti, almeno a me, una serie di eventi, risultati o anche solo di possibilità, come quelli concessi da quest'anno. A dire il vero aspetto sempre che arrivi (e arriverà) la batosta che invertirà la tendenza, ma in ogni caso a questo punto non sarà attribuibile al 2013, che si conserverà "puro" nei miei ricordi.
Per esempio, ormai parecchi mesi fa ho passeggiato sotto un sole prematuramente cocente sul lungomare di Be irut, per quanto riesca persino a me difficile crederlo.
Un breve eppure preziosissimo viaggio che non era in programma fino a poche ore dalla partenza: mi è stata offerta un'opportunità irripetibile che sono felice di aver colto e assecondato, insieme a S. Non avendo avuto preavviso, abbiamo agguantato la prima - e unica - guida trovata in aeroporto, una LonelyPlanet su Si ria e Liba no. Dopo aver letto tutto ciò che c'era da leggere per quanto riguardava il Liba no durante il viaggio d'andata, nel viaggio di ritorno mi sono dedicata alla Si ria. L'introduzione chiudeva con l'esortazione: "Andate in questi paesi straordinari e non perdetevi l'opportunità di apprezzarne gli abitanti, ma fatelo ora, finché la situazione politica lo consente". Ho controllato il colophon: era un'edizione del 2008.
In questi ultimi mesi, leggendo con apprensione crescente le notizie dalla regione, ho pensato spesso a questa introduzione, così come ho pensato spesso, mi sono voluta convincere, che mio figlio abbia avuto durante questo viaggio o anche grazie a questo viaggio la sua vera opportunità di esistere, non tanto per il concepimento quanto per ciò che ne deve seguire - visto che il proseguimento non è garantito e io avverto più di altri l'influenza diretta e vicendevole della mente sul corpo. Dire che mi sono trovata, o meglio,
ritrovata, in viaggio è quanto di più preciso si possa dire, non solo per la fortuità della circostanza: mi ha dato la possibilità di essere di nuovo presente a me stessa, mi ha fatto recuperare le risorse con cui normalmente alimento quel desiderio rapace di conoscenza pratica, data dall'esperire - quell'arricchimento permanente di cui non si gode solo al momento - che nel quotidiano ogni tanto finisco per trascurare.
Mi sono voluta convincere che questo breve viaggio in un paese così complesso, travagliato e affascinante, sia stato in un certo senso di buon auspicio per mio figlio perché uno dei pochi obiettivi educativi che per ora mi pongo sarà quello di offrirgli lo strumento di base per (aver voglia di) conoscere in modo autonomo e laico, senza particolari pregiudizi: la curiosità. Il viaggio è uno dei mezzi più adatti per stimolarla, perché insegna a mettere da parte eventuali preconcetti e a formulare casomai concetti propri e personali. (Anche se c'è chi, nonostante abbia viaggiato in lungo e in largo, non l'ha mai imparato. Vedi qualche post fa.)
posted by frammento at
02:40
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