venerdì, novembre 23, 2012

La settimana scorsa la popolazione felina della casa è raddoppiata. Prima che arrivasse il secondo elemento osservavo la mia tigre dormiente, che ha sei anni ma vive con noi soltanto da uno e mezzo, e avevo il sentore che qui si sarebbe scatenato l'inferno. Osservo spesso il mio gatto, lo studio affettuosamente invidiandone, come Bukowski, il sonno disinvolto e privo di rimorsi (e l'economia dei movimenti e la ruvida espressione della sua individualità, tuttora un po' selvatica). Siamo l'uno per l'altra maestri di qualcosa e se vuoi è buffo che proprio io gli abbia insegnato, con pazienza infinita, cosa sia la fiducia. Ma così è, si può dire che sono il suo essere preferito. Se vuoi è buffo che io riesca a capirlo.

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mercoledì, novembre 07, 2012

Nel 2008 la vittoria di Obama per me è stata: esaltazione, gioia immensa e grandi aspettative. Dopo questi 4 anni, la vittoria è soprattutto un sollievo. D'altra parte il fascino degli Obama è sempre indiscutibile e sono così disillusa e incarognita e nauseata dalla politica italiana, che mi sembra quasi di aver vinto anche io le elezioni.

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giovedì, novembre 01, 2012

Ho avuto l'occasione di conoscere e chiacchierare a lungo con un'anziana signora palermitana, madre per antonomasia e per vocazione, che dopo qualche minuto di conversazione mi trattava come una figlia - trattava tutti come suoi figli: un florilegio indiscriminato di "gioia mia" che in altri casi avrei considerato un importuno veicolo di affettazione, lasciando prendere il sopravvento alla mia ritrosia. Ma si parla appunto di altri casi. Conoscendo meglio questa signora mi sono resa conto che, per quanto possa parer strano, era sincera nel dire che ero la sua gioia o che lo fossero tutti. Una madre totale e anche un po' totaliaria sul piano emotivo, persona singolare, affabile, ironica e molto perspicace. Quando ci siamo salutate le ho detto che mi sarei sempre ricordata di lei con affetto, e anche io ero sincera.
Questa signora mi ha detto più volte: "Tu sei una roccia, come me, sei forte". Tale affermazione mi portava alle labbra un sorriso condiscendente, sia per la metafora elementare, sia per la diversa considerazione che ho della mia consistenza e della mia natura, ma ho lasciato che mi definisse come mi vedeva, senza protestare, decidendo che non dev'essere sempre prioritario e non è corretto, cercare di portare gli altri a vedermi come mi vedo io. Opporsi al fatto che il mio profilo oggettivo e quello soggettivo non aderiscano perfettamente e cercare di farli combaciare è irragionevole e futile e insalubre, in primo luogo perché è un altro modo di mascherarsi: nessun volto conosce la simmetria perfetta.
Nessuno. Tra le poche certezze che mi portavo appresso fino a qualche tempo fa c'era quella che a un certo punto avrei dovuto prendermi veramente sul serio e non avrei avuto risorse, avendole consumate per quelle minuzie che stabilizzano e minano incessantemente il mio equilibrio.
E però ho scoperto che il tipo di serietà di cui dicevo sopra non si misura e non si consuma per le minuzie; la nuova, gradita, consapevolezza è che posso prendermi sul serio. E, per fortuna, quando sarebbe scontato e sarebbe ammesso, posso avere la forza di non farlo.
Non so se si possa dire che sono una roccia. Se lo fossi sarei una roccia argillosa, che assorbe, assorbe e si sgretola, e in un attimo è sabbia. Magari un'ocra di Roussillon?

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