domenica, giugno 05, 2011

Io e s. ci beamo del fatto che spesso, all'estero, le persone rimangono stupite quando diciamo di essere italiani. L'altro giorno, però, una signora italiana di un'altra scala del palazzo (con cui - d'accordo - gli unici scambi sono stati i saluti in cortile e le mie condoglianze per un lutto che aveva avuto in famiglia), mi ha incrociata con un cartone tra le braccia e mi ha detto: "Se ne va? Mi dispiace che non vedrò più il suo viso! Torna al suo Paese?"
Mi è venuto in mente che una volta anche una ragazza marocchina del palazzo, con la quale avevo fatto quattro chiacchiere, mi aveva chiesto se fossi dell'Est.
All'epoca mi ero chiesta se pensasse che fossi transilvana per via dei miei canini.
Sarà la faccia, il modo in cui mi vesto o l'accento? E sì che vengo presa in giro dal coinquilino perché dico "fresco" e "buffetto" con una "e" aperta pure troppo milanese.

Ormai è fatta, il trasloco è andato (anche se buona parte dei pacchi sono ancora parcheggiati chiusi e dormienti in attesa del montaggio delle librerie e dell'armadio) e io sono in provincia: ho fatto già richiesta per il cambio di residenza - anche se ho aspettato di votare a Milano (e sono stata premiata, per una volta). E com'è lecito aspettarsi da una persona quale io sono, non so bene come stare, se bene o male.

posted by frammento at 11:33  0 commenti