lunedì, dicembre 22, 2008

Sto portando avanti uno scambio di mail con un affabile signore inglese esperto di macchine tipografiche che porta il cognome di un celebre tipografo del '700. Io non gli chiedo delle sue presunte genealogie per evitare l'ennesima gaffe, in questo caso internazionale, ma la faccenda mi incuriosisce.
Forse mi dimostro un'inqualificabile nerd nel dire tutto ciò, ma ricevere le mail di questo signore, seppure sia uno scambio puramente tecnico-commerciale, è un piacere (reciproco, sicuramente, dato che io a un certo punto tirerò fuori delle sterline), forse perché gli attribuisco una passione "faticosa" per qualcosa che è destinato a scomparire in un futuro ormai prossimo: e poi anche perché mi ha fatto capire che non è così sorprendente che in rete vi siano forum angloamericani sull'argomento dove scrivono prevalentemente sedicenti ottuagenari (tanto per chiarire che non vi stavo raccontando 84, Charing Cross Road in chiave tipografica).
Però, ripensandoci. Forse un poco sorprendente rimane lo stesso.

posted by frammento at 07:31  2 commenti  

venerdì, dicembre 19, 2008

Da qualche tempo scuoto la testa lamentandomi di avere tante idee (scuoto la testa per shakerarle come si deve) e troppo poco tempo per realizzarle o per provarci: sperimentare materiali, strumenti... aggeggi di ogni tipo che LaCasa sta lentamente accumulando o dare consistenza a un progetto audace ma sensato (pensato ormai un anno fa, adesso lo vedo costruire da altri, molto molto più corporate).
All'apice delle mie sessioni autodenigratorie però convengo con me stessa che forse avere poco tempo è un bene per la mia autostima. Insomma, potrebbero pur sempre essere delle idee del cazzo.

posted by frammento at 01:03  4 commenti  

lunedì, dicembre 08, 2008

Nella catena alimentare sono appena un gradino sopra una foglia d'erba, dentro e fuori metafora. È l'insegnamento che ho riportato dall'episodico fuori-sede lavorativo di questo inizio dicembre.
A Roma sembrava primavera. L'escursione termica avvertita appena poggiato il piede sulla banchina in stazione Centrale mi ha fatto sentire immensamente grata all'oca ungherese che ha donato i suoi piumaggi per tenere al caldo le mie insonnie.
La città è splendida - so che la cosa non vi è nuova -, più di quanto ricordassi, eppure non ho pensato, giuro, neanche un momento, di trasferirmici. Abbiamo camminato senza risparmiarci: preferivo riconciliarmi con la geografia della città, lo ammetto, piuttosto che esaurire il poco tempo in un museo. Ci siamo dati appuntamento sotto Giordano Bruno (di spalle, altrimenti porta rogne) con chi non vedevo da anni, abbiamo cenato al ghetto, abbiamo appurato che il business delle bancarelle di libri usati è in mano al sucontinente indiano e annotato l'esistenza di una festa della SS. M a d o n n a de noantri a Trastevere. Di questi tempi, siamo sempre più preparati alle partenze che ai ritorni.

posted by frammento at 12:25  2 commenti