lunedì, agosto 25, 2008

L'altro giorno, mentre la Polo blé (Blu Chagall, pardon. n.d.b.) correva in autostrada, ho intravisto nello specchietto laterale un individuo semisconosciuto, quella versione di me dal colore ambrato che non incontravo da anni - dato che l'abbronzatura giornaliera dell'anno scorso non è annoverabile nel computo. Peccato che nonostante il doposole, acquistato più che altro per avere il pretesto di farselo spalmare, probabilmente questo me ambrato sarà grattato via con qualche colpo di spugna in meno di dieci giorni, e il troppo effimero benessere da ferie verrà via insieme alla pelle morta.
Avendo riservato "il viaggio" a tempi migliori, risparmiando per un bene più grande - un viaggio come si deve o progetti per avere salva la vita - ho comunque provato qualcosa di nuovo, come il MART di Rovereto, i laghetti in quota e la polenta in agosto, e riscoperto qualche vecchio piacere, come leggere nel pomeriggio (erano mesi che, escludendo naturalmente la lettura per lavoro, potevo farlo solo la notte) e fare le cornici concentriche e la pagina della Sfinge in spiaggia prima di lanciare la sfida ai cavalloni.

Quando siamo arrivati nella casa che ci ospitava al mare, quella di tutte le vacanze senza portafoglio, cioè casa di mia zia, ho visto sul tavolino in giardino un libro privo di copertina, dalla carta pesante, che il vento continuava a sfogliare avanti e indietro. Un richiamo. Così, nelle ore più calde che altri dedicavano alla siesta, ho disteso le gambe sul tavolino di vimini, nell'ombra del giardino, e sottratto l'amatissimo Jack London al suo "bagno di vento".
In casa di mia zia girano ancora dei bambini e per la casa si trovano disseminati, aperti su una pagina oppure chiusi, libri per ragazzi degli anni '60 e '70, eredità delle generazioni precedenti. È una delle cose che mi piace trovare immutata, negli anni.
Oltre al fatto che lì, la notte dormo. Dici niente.

posted by frammento at 02:17  0 commenti