giovedì, gennaio 31, 2008
Il cinema sotto casa si è deciso a privilegiare una programmazione in linea con i miei umori. Ben quattro film su cinque sono più che decenti, se non intriganti - il quinto è il film di Moccia nella sala grande, ma vabbè.
Ieri quindi, finalmente,
Io sono Leggenda. E cosa ho da dire? Eh, dico che all'uscita, uno non si fa troppe domande. Non è un pessimo film, ma non è neanche un film che porta stupore, né tantomeno domande. A meno che uno non abbia letto il libro. Perché se ha letto il libro, uno si chiede perché abbiano mantenuto lo stesso titolo, e soprattutto perché gli abbiano dovuto rifilare l'ennesimo epilogo messianico (cosa che com'è noto, a una come me fa girare il culo).
Che senso ha, poi, scartare o distorcere proprio ciò che rende il libro quantomeno singolare? Il ribaltamento del punto di vista (che nel film non esiste) e del quotidiano, ma anche la caratterizzazione dei personaggi. Per dire due cose senza spoiler: nel libro il protagonista è un uomo qualunque; fra i vampiri che lo perseguitano, il più accanito è il suo vicino di casa, quello che una volta lo portava al lavoro ogni mattina. Nel film, i mostri sono semplici mostri, e il protagonista è un colonnello dell'esercito, una specie di Nobel per la medicina...
Sboroni.
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03:10
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mercoledì, gennaio 30, 2008
Visionare tutto il visionabile (cioè tre serie decisamente troppo brevi) di
Black Books è farsi del male. Perché, diciamocelo, a me Bernard e Manny non fanno solo
ridere di gusto. Li invidio da morire.
Insomma, sarei uguale Bernard, se non fosse che non ho una mia libreria dove leggere, ubriacarmi, esercitare la mia misantropia, maltrattare i clienti e vendere-poco-ma-chissene...
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09:04
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Quando leggo certi libri scompaio per giorni. O meglio, non è che scompaio: faccio cose, vedo gente (moderatamente). Però non mi viene voglia di scrivere. Cedo quel pezzettino di realtà, ho bisogno di fare posto.
L'altra notte ho riposto anche
The Gum Thief. Quando ho preso sonno ho sognato una persona che in qualche modo conosco da tanto tempo, anni, ma di cui non conosco il volto. Ci siamo scritti lettere, anzi, mail, cosa che, mi rendo conto, non per tutti ha lo stesso valore. Non ci dicevamo granché, nel sogno,
perdevamo un autobus insieme.
È per queste sovrapposizioni che ho bisogno di far posto, quando leggo certi libri.
Se leggi sulla copertina, su quelli di Coupland, spesso capisci già a quale delle sue due anime ti voterai. Su questo c'era scritto "Dall'autore di
JPod e
Microservi", non "Dall'autore di
Generazione Xe
La vita dopo Dio" e, bè, sotto sotto era un inganno.
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08:25
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lunedì, gennaio 21, 2008
Ah, ho trovato un nuovo parrucchiere. Era un po' che mi guardavo intorno, dopo l'ultima volta - ehm - l'estate scorsa, in cui quella maledetta vacca mi ha fatto uscire dal suo negozio conciata più o meno come... come quando io taglio i capelli a s. con la macchinetta. Ha intuito la giusta gradazione di rosso per ovviare alla banalità dei miei capelli ormai monocromatici, non mi ha dato da leggere puttanate (letterale) & spetteguless e, prima che mi sottoponessero alla phonatura, l'ho sorpreso mentre spiegava a un'altra cliente i sistemi elettorali alla francese, alla tedesca...
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06:35
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In queste ultime settimane ho sentito delle definizioni di "laicità" piuttosto fantasiose e di "democrazia" piuttosto viscide.
La Chiesa in fin dei conti non ha mai cambiato politica, e non intendo in questa faccenda, ma da un millennio a questa parte. Ha cambiato il modo di trovare alleanze (e di reclutare mercenari) più o meno transitorie; ha variato e arricchito le strategie di individuazione dell'
utile nemico, e infine ha continuato a scambiare di ruolo questo e quelle... Oggi nessuno soccorre il Vaticano con spade e lance, ma i media, oh i media, che servizi che fanno.
Uso toni pacati, ma sono idrofoba.
E dopo essermi sentita dire ieri, da chi Veltroni l'ha "votato", che anche da lui non ci si poteva aspettare niente,
l'ha anche dichiarato, che non è mai stato comunista, mi è venuto da rispondere che mi chiedo come faccia, chi ha vissuto ed è sopravvissuto agli anni '70, a votare gente come quella, come ha fatto ad accettare chi rinnega per comodo o "non è mai stato", gente
la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
Cosa cazzo è cambiato dagli anni '50? Perché a me fa orrore, senza ribadire la rabbia, pensare che tanta Storia non serva a un beneamato-
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04:49
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mercoledì, gennaio 16, 2008
Dopo l'uscita di sabato con una coppia di amici più ospite giapponese, in cui quest'ultima ha fatto innumerevoli pazientissimi tentativi di farmi conversare nella sua lingua (ma mi sentivo troppo arrugginita), mi è venuta voglia di condividere
disperati appelli.
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04:33
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lunedì, gennaio 14, 2008
Film da vedere, se lo trovate
This is England. Rigorosamente in lingua originale, sennò che gusto c'è, ma i sottotitoli (in inglese o italiano) sono consigliati. A meno che non abbiate parecchia confidenza con l'accento delle Midlands.
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02:16
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venerdì, gennaio 11, 2008
Il giorno due eravamo in Versilia, faceva un freddo cane. Avevo promesso a mio padre che avrei portato dei fiori alla tomba di sua madre, cosa che io stessa volevo fare, così ci portammo al cimitero. Contrariamente alle visite nei reparti d'ospedale, in cui l'attualità del dolore mi fa sentire un essere indifeso e inquieto, le visite al cimitero non mi danno noie, se non quelle derivate dall'esposizione al kitsch estremo dell'arte funeraria Italian style; tant'è che ci permettemmo di trovare ironico che il fioraio del cimitero fosse "chiuso per lutto".
Dopo mezz'ora di ricerche vane, mi decisi a cercare qualcuno a cui chiedere. Così mi avvicinai a una coppia di becchini, uno aveva la sigaretta spenta in bocca, era immerso in una buca fino alla cintola e scavava, l'altro se la rideva e gli raccontava i fatti suoi, e mi venne di nuovo in mente quella storia che c'è sempre in Shakespeare un becchino che scava la fossa cantando.
Quando finalmente trovammo la tomba di mia nonna, scoprii che avevano scelto di portarle solo piante, piccole piantine da frutto, e ne ero felice, dato che non amo i fiori recisi, epperò avevo un mazzo di margherite gialle e nessun vaso, così mi misi a scavare con le mani nella terra umida davanti alla tomba, per trovargli un posto: cosa che mi fece sentire così bene che feci come il becchino; mi misi a cantare, nella mia testa, una canzone di tanto tempo fa.
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01:13
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giovedì, gennaio 10, 2008
Ho appena scritto via Skype: "Non ce la facciamo, ma possiamo farcela. È l'atteggiamento, che è sbagliato. Non siamo pigri, siamo degli inconcludenti di belle speranze". Mi dovrei vergognare, vero?
L'anno è iniziato e io ero a spasso fra le colline del Senese. Sono passata di nuovo fra le terre su cui regna l'olmo che mi dà pace, ma ero così presa a evocare autobiografismi e a risparmiare benzina con una efficace gestione del cambio marcia prima/durante/dopo il tornante, che mi sono accorta solo al paese successivo che l'avevo mancato, ed era troppo tardi per tornare indietro.
Nei giorni in cui ho vagato per la provincia Senese, la Versilia e infine l'Emilia, anche le mie letture sono state erranti. Ho letto un libro che parlava dell'ultimo uomo in un mondo di vampiri, ho letto un libro corale su Bombay, ho letto un capolavoro "schivo" ispanoamericano. Sto purtroppo uscendo dal suo intrico di letteratura, amore, geometrie e altre sciocchezze, ma è quest'ultimo che leggo la notte,
solo la notte.
A un certo punto di questo romanzo (
2666, di Roberto Bolaño), un personaggio appende un trattato di geometria al filo dei panni, fa, come Duchamp, un
ready-made malheureux. Questi, come regalo di nozze, mandò alla sorella Suzanne le istruzioni per appendere un trattato di geometria alla finestra, fissandolo a una corda affinché il vento potesse sfogliarlo, "scegliere i problemi, voltare le pagine e strapparle". Anni più tardi spiegò che aveva voluto prendersi gioco della "serietà di un libro carico di principi come quello" e che, esposto alla volubilità del tempo, "il trattato avesse finalmente capito quattro cose della vita".
È a questo episodio che ho pensato, quando sono rimasta frastornata per l'abissale improvvisa tristezza mossa da un testo del tutto trascurabile che mi è capitato oggi sottomano.
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07:19
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venerdì, gennaio 04, 2008
Nevica ma non attacca; il tizio di fronte, quello che di solito mi tortura con il suo approccio meticoloso alla tagliaerba, decide di spalare la neve alta mezzo centimetro alle sette del mattino. Gratta l'asfalto, gratta, gratta, vorrebbe arrivare al centro della Terra.
Il vero film di Natale era quello di Cronenberg,
La promessa dell'assassino - titolo tradotto con una certa malafede (era Eastern Promises) per adescare, oltre alla solita cricca di fedeli (sempre più fedeli, dato che Cronenberg non fa che migliorare), anche chi pensa di andare a vedere l'ennesimo thrillerino
per ammazzare il tempo, di quelli che non si aspettano molte stellette e a cui si concede un finale aperto giusto se è previsto il sequel.
A Natale e Capodanno fra i regali abbiamo infilato dei vini "preziosi", ma mai una volta che li abbiano aperti sotto il mio naso. Poi è arrivata l'epifania (in ogni senso).
Mia madre, fra l'altro, sapendo come va a finire quando siamo insieme io e le mie amiche-sorelle per le festività - i nostri banchetti di cinismo: di dolce, divertito, stellare (più di supernova che di cometa) malumore - ha cominciato a tramare alle mie spalle già all'aperitivo della cena della vigilia, tenendo il conto di tutti i bicchieri da me svuotati, indicandomi con occhiate eloquenti mentre sussurrava (ma non troppo) al commensale di turno: "Non farla bere".
[Esauriti i primi metri di libreria delLa Casa
caramente forniti dal mobiliere brianzolo. I muri delLa Casa hanno la strana tendenza a sbriciolarsi, oltre ad essere un poco gibbosi e sicuramente deformati, sicché le operazioni autarchiche sono piuttosto difficoltose; ma dovendo ricorrere all'Ikea se non altro ci si prende la soddisfazione di portare a casa delle mensole Jårp(en).]
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10:06
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