giovedì, aprile 19, 2007

Dicevo, maledetto, mi obbliga a una scelta.

Questo, per me, è disastrosamente dispersivo e foriero di acuti sensi di colpa nei confronti dei miei tesori. Perciò non ne tiro in ballo nessuno.
Il criterio è "libri di cui non ho mai parlato in questa sede"...

UNO
"Notes to my biographer. Two things to get straight from the beginning: I hate doctors and have never joined a support group in my life. At seventy-three, I'm not
about to change. The mental health establishment can go screw itself on a barren hilltop in the rain before I touch their snake oil or listen to the visionless chatter of men half my age."

[Adam Haslett, You are not a stranger here]


DUE
"Nella primavera di quell'anno nella contea di Ether, Georgia, scoppiò un'epidemia di rabbia. La malattia veniva trasmessa soprattutto dalle volpi, e i primi a denunciarla furono gli agricoltori, che nei mesi di aprile e di maggio abbatterono più di settante volpi e le consegnarono all'ufficiale sanitario della contea, a Cotton Point. Le teste furono tagliate, avvolte nella plastica e inviate al dipartimento d'igiene di Atlanta, dove in undici di esse venne riscontrata la rabbia.

[Pete Dexter, Il cuore nero di Paris Trout]

TRE
Signori, ho avuto l'onore d'esser designato al difficile compito di leggere una conferenza sull'assassinio come una delle belle arti. Questo compito avrebbe potuto essere agevole tre o quattro secoli or sono, quando l'arte era poco compresa, e non s'erano conosciuti che pochi grandi campioni. Ma nell'ora nostra, dopo che perfetti capolavori sono stati eseguiti da dei professionisti, è assolutamente necessario che, come nella critica che ne disserta, così il pubblico s'attenda a un poco di progresso nell'arte. Pratica e teoria devono camminare di pari passo."

[Thomas DeQuincey, L'assassinio come una delle belle arti]


QUATTRO
"Le cinque poltrone girevoli erano allineate lungo i finestrini della vettura panoramica del rapido Tokyo-Kyoto. Toshio Oki si era accorto che ad ogni movimento brusco del treno, una delle poltrone sul lato opposto, l'ultima della fila, prendeva a girare a vuoto. Le poltrone basse della fila in cui si trovava Oki erano fisse. Oki era l'unico viaggiatore in quel vagone. Sprofondato nel sedile, guardava distratto la poltrona sull'altro lato, che continuava a girare su se stessa."

[Kawabata Yasunari, Bellezza e tristezza]


CINQUE



[Adrian Tomine, Sleepwalk]


E adesso da chi mi faccio sfanculare/ignorare?

maxmem
mompracem
brekane
zu
strelnik

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venerdì, aprile 13, 2007

Dopo alcuni mesi di sperimentazione, ho scoperto che per quanto riguarda LaCasa, quando faccio le pulizie la cosa che mi dà più soddisfazione è ascoltare le Elastica o i Primal Scream. Però dipenderà dalle case perché in quella di prima ascoltavo gli Shudder to Think, e in quella di transizione cantavo Morrissey.

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giovedì, aprile 12, 2007

E' morto Vonnegut, l'avete già detto tutti.
Sono riuscita ad affezionarmi solo all'unico suo libro che considero un vero capolavoro, il più celebre, Mattatoio n. 5, ma mi è sempre parsa una questione di gusto mia privata - c'erano delle piccole occorrenze che mi innervosivano nei suoi romanzi, che erano piccole ma ahimé distintive del suo stile. Diciamo che da parte mia c'era ammirazione (per l'impegno politico, ma anche per i romanzi stessi, nonostante i miei nervosismi) più che amore, ma in ogni caso il fatto di non potermi più ricredere con il prossimo romanzo, mi rattrista.

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martedì, aprile 10, 2007

La mia passione per i bestiari si è rinnovata perché abbiamo trovato un libricino molto divulgativo in una minuscola libreria (di quelle così minuscole e di ambito così specifico che possono essere gestite solo da fricchettoni o superfasci) vicino a casa, e penso che a seconda dei miei umori vi propinerò qualche bestia fantastica, di tanto in tanto.
Per esempio, dopo tutti i vaniloqui sul cambiare, oggi mi sento un Pinnacle Grouse, uno dei fearsome critters nordamericani. Un volatile con un'ala soltanto, per cui può volare in una sola direzione, in cerchio, intorno alla cima di una collina.

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Non so se mi fa incazzare maggiormente l'arte pessima o la critica pessima. Mi pare che mi porti più incazzature la seconda, perché decreta, incensa, giustifica espressioni per niente artistiche.
Trovo intollerabile che parlare di arte contemporanea oggi significhi tirare ancora in ballo Basquiat o Andy Warhol, se non come citazione: non ne posso più della solita minestra (Campbell's). Adesso che hanno aperto alla Bovisa il nuovo spazio della Triennale, la "Triennale Giovani" - questa Triennale Giovani che ha aperto i battenti con l'Informale (Hans Hartung)... - sono curiosa di vedere cosa ci propongono. Eppure la prima occasione (Timer 01/ Intimità), è stata sconfortante. Primo, perché fare assurgere l'11 settembre a suprema giustificazione per qualsiasi cazzata, è intollerabile almeno quanto la Campbell's soup come simbolo del contemporaneo.
Secondo, perché i miei gusti possono essere opinabili, ma ciò che trovo meno opinabile, è che per quanto un'opera possa essere di difficile lettura, se il critico per presentarla è costretto a spiegare come è stata realizzata ("questo artista fa sì delle fotografie banali, posso sembrare insulse, ma le fotografa due volte, due!") nel tentativo di farla apprezzare, non so che senso abbia chiamarla opera d'"arte". E' opera di pura tecnica! [Opere di questo tipo, l'esposizione ne proponeva parecchie].

A me piace l'arte contemporanea; non di rado, mi capita di apprezzarla anche quando è palesemente eccessiva, quando le mostre vengono vietate ai minori di 18 anni (è successo per "Sensation"), quando l'artista è poco meno di una pop-star (ah, a proposito, quel sadico di Damien Hirst, che mi attrae perché mi disgusta, adesso vuole annettere un macello al suo laboratorio in Glouchestershire). Però questo non significa che qualsiasi cosa possa essere arte. Non basta più la mera decontestualizzazione. Che palle.

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lunedì, aprile 09, 2007

I commenti (in privato) sulla nuova veste di questo blog sono stati interessanti. Nonostante sia di gran lunga più soddisfacente a livello estetico, sia meno sconclusionato e anche in déshabillé faccia una figura migliore (la giornata CSS Naked però era troppo geek anche per me), la maggior parte di voi preferiva la precedente. Persino il mago dei CSS ha detto di preferire il codice martoriato che fungeva da scheletro alla vecchia versione.
[Un volto molto strutturato e in fin dei conti "standard" sembra non corrispondermi; l'incompiutezza e i banner parcheggiati da anni, il numero infinito di livelli nel codice, gli errori di javascript mai risolti per pigrizia, corrispondevano di più alla mia immagine: le motivazioni sono plausibili. Io in parte concordo - in parte.]
Parlavamo l'altra sera dei cambiamenti che spaventano sempre o sono sgraditi a chi "fruisce". S., per deformazione professionale, mi diceva che nel caso delle marche il consumatore abituale di un prodotto in genere preferisce continuare a comprare l'immagine a cui è abituato, piuttosto che una nuova, spesso anche quando è migliorativa in modo evidente.
Certo, frammento non è una marca, sono io. E io ho avvertito la necessità di cambiare almeno un milione di volte, proprio per non dovermi adeguare. In una manciata di occasioni ce l'ho fatta; in ognuna il cambiamento è stato brutale e, come in tutti i cambiamenti di stato, qualcosa è andato perduto (mi mette a disagio citare la termodinamica, ma ci siamo capiti).
In effetti, a volte, anche la coerenza è solo timore dei cambiamenti (d'altra parte, quando ci sentiamo intimamente modificati siamo convinti che chiunque ci abbia conosciuto se ne accorgerà, non potrà fare a meno di notare, ma il mondo è distratto e scettico rispetto alle radicalizzazioni sostanziali ma invisibili). Poi, sì ci sono ambiti in cui è eticamente e onestamente imprescindibile: in politica, l'ampiezza delle oscillazioni è la misura.

Alla fine, comunque, non mi allontano da me stessa, se non per un passo e ritorno.
Nella mia stanza, nella casa in cui vivevo prima, avevo appeso il quadro di Magritte, quello della pipa con la negazione ironica Ceci n'est pas une pipe. Ora che sono nelLa Casa, ho comprato un poster di Kim Hiorthøy, convinta che fosse una bella differenza. Oggi lo guardavo. E' un poster puramente testuale, scritto in nero, comincia così: This poster is red or orangy-red or possibly a gray-peached-like color and then it has a cool picture of a ninja on it...

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mercoledì, aprile 04, 2007

Oggigiorno Banksy è mainstream, la comunità dei graffitari ritiene che il suo lavoro sia naif, le sue opere sono vendute da Sotheby's a un prezzo base di 40.000 sterline e la monografia su di lui, Wall and Piece (...) ha venduto 250.000 copie. No, no, non volevo dire niente: se non che in questa generazione è precario persino lavorare contro il sistema.

posted by frammento at 02:19  9 commenti  

Mesi fa facevo ancora la spesa su Amazon UK, oggi ho tre wishlist, ma niente nel carrello. Cerco di risparmiare.
Ho letto una favola agrodolce sull'Internet-age, ho letto di viaggi nello scriptorium, ma il mio mal de livre non trova requie. Continuo a leggere brani, capitoli e pensare non è lui, non è lui. Sono un'innamorata in attesa spasmodica, allucinata. Sto aspettando che i traduttori di Einaudi finiscano di lavorare su The Road, l'ultimo romanzo di Cormac McCarthy, ma se non si spicciano mi toccherà rinunciare ai miei buoni propositi e comprare su Amazon (a dire il vero l'unico fattore che mi frena è che nell'edizione inglese la cover di Chip Kidd è stata rimpiazzata da un'altra di scarsa finezza metaforica). Dicono che sia il romanzo più nero e desolante di McCarthy; dicono che sia il miglior libro degli ultimi anni, che sia il libro più disturbante e tormentoso degli ultimi anni; dicono che McCarthy sia il primo dei letterati americani. Insomma, questo libro invita a far parlare di sè con il comparativo assoluto.
Perché non vi ho mai parlato di McCarthy? In parte perché non si vorrebbe mai essere banali a parlare dei propri amori, in parte perché aspettavo di leggere una recensione da chi l'avrebbe scritta sicuramente meglio di me.
Ora, di questo libro ancora da leggere la recensione più vicina alle mie aspettative l'ho trovata su The Morning News, nelle motivazioni ai voti per la sfida The Road VS Absurdistan (vinta da The Road): "Sending Absurdistan up against The Road for a duel just seems unfair. Shteyngart is armed with a pillow and McCarthy a gun."

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martedì, aprile 03, 2007

Questa galleria mi ha ricordato l'amatissima rubrica Botteghe Oscure di "Cuore". Wok this way... geniale.

UPDATE: il mio amico quello normale (vedremo se revocare tale definizione), non so se memore di freddure decennali imbarazzanti (almeno, non per offendere, le mie) o del fatto che un tempo snocciolavamo adynata e impossibilia perché eravamo adepti del Piano (ma io chi ero? Casaubon o Belbo o Diotallevi? Perché non ho mai la parte della femme? Eh?), ieri sera mi ha sommerso di proposte per Botteghe Oscure. E il fatto è, assicurato, che alcune all'epoca le ho viste su "Cuore". Una cernita:
Il Bar Attolo (questo esiste)
Il Bar Bone (per derelitti)
Il Bar Bour (per quando piove)
Il Bar Uffa (per litigare)
Il Bar Rito (per pachidermi)

[ti ho postato, ti ho postato :P]

posted by frammento at 00:38  5 commenti  

lunedì, aprile 02, 2007

Il mio oroscopo dice che probabilmente questa settimana avrò un colloquio a quattr'occhi con il maligno, ma che con logica stringente, fascino etc. trionferò sul male.
L'idea di poter incontrare il Papa o Condoleezza Rice mi fa venire voglia di chiudermi in casa, ma potrei sacrificarmi per voi.

posted by frammento at 01:40  10 commenti