martedì, novembre 27, 2007

Così, mi ritrovo a leggere due libri Adelphi di seguito e, scoperta odierna, sono della stessa collana. L'ho notato per caso, girando e rivoltando il libro appena chiuso - La morte corre sul fiume, di David Grubb - temporeggiando un po' prima della separazione. È un cult che è stato dimenticato per qualche tempo, almeno in Italia, e io non l'avevo mai letto. E ho notato la collana perché, come il precedente di Bennett così dissimile eppure contiguo a livello narratologico, anche questa è un favola (di bambini che fuggono da un uomo, predicatore e demone, di graffiti brutali, di un tesoro e di segreti da mantenere). Dalle tinte foschissime, dall'intreccio fortemente drammatico, un noir dei vecchi tempi - che non erano poi migliori di questi - che sfodera un personaggio indimenticabile, un persecutore accattivante, ostinato, scrupolosamente ossessivo:

"Ben resta in silenzio. Il Predicatore si allontana e rimane fuori dalla finestra della cella con le mani lunghe e ossute dietro la schiena. Ben le guarda e rabbrividisce. Pensa: ma che razza di uomo si fa tatuare le dita a quel modo? Una lettera blu ciascuno, nella pellaccia grigia della destra c'è scritto L-O-V-E, amore. Nella sinistra invece H-A-T-E, odio. Che razza di uomo è? Che razza di predicatore? Ben soprappensiero, sussurra tanti dubbi ma poi gli viene in mente la lama guizzante del coltello a scatto che l'uomo tiene nascosto sotto la coperta sudicia. Il Predicatore non lo userebbe mai contro di lui: da lui vuole qualcosa."

posted by frammento at 09:16  0 commenti