giovedì, settembre 20, 2007

Sono una di quelle persone che se si svegliano la mattina con un motivo o un pensiero in testa non riescono a scrollarseli di dosso, come le peggiori compagnie (per questo ho realizzato con orrore che abitare vicino alla sede dell'Aeronautica significa sentire due volte al dì l'inno nazionale: per fortuna il mio cervello continua a non registrarlo come riproponibile).

Stamattina vagavo per casa ancora in pigiama portandomi in giro sul palmo della mano un libricino leggero, uno di quei libri pensati per i bambini che affascinano inevitabilmente gli adulti (specie chi è grafico o chi è feticista del libro - o chi è entrambe le cose). Questo libro incantevole, sia per le illustrazioni che per la trama, mi ha ficcato nuovamente in testa un capriccio che in realtà vi ha poco a che fare, che anzi mi porto addosso da quando lessi l'ennesima meraviglia di Neil Gaiman e Dave McKean. Ovvero, mi piacerebbe terribilmente incappare prima o poi, su una qualche spiaggia britannica, nella cabina dei burattini di Mr. Punch. Colpa della mia solita passione per il Grand-Guignol, nel suo senso più storico (dopotutto il teatro prendeva il nome da Guignol, una marionetta che faceva feroce satira politica), ma soprattutto del fatto che mi diverte che un personaggio anarchico, ingiurioso, arrogante, così genuinamente e impulsivamente crudele da uccidere il figlio neonato, la moglie, un cane, un poliziotto e alla fine persino il diavolo, sia una delle icone tradizionali d'Inghilterra, e amatissima dai bambini.
Anch'io, da bambina, ho avuto due burattini, comprati a un teatro itinerante, ed erano - bè lasciamo perdere, diciamo che a casa mia si è sempre fatta molta ironia sulla politica internazionale. Comunque a forza di craniate di cartapesta nessuno dei due è rimasto illeso.

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posted by frammento at 03:51  0 commenti