sabato, giugno 09, 2007

Appena c'è uno squarcio di sole il custode del palazzo di fronte tira fuori la falciatrice e lavora di precisione sul quadrato d'erba selezionato per il taglio corto, adatto alla stagione.
I ragazzini del cortile invadono ogni giorno il ballatoio, ogni tanto bussano e cercano di vendermi ventagli fatti con i fogli a quadretti o fiori recisi in giardino con poco grazia. Cerco di essere paziente. Un pomeriggio li ho sorpresi a fare giochi inquietanti, uno diceva all'altro, ti battezzo! Nel nome del padre, del figlio.... Ieri invece un bambino di due anni mi ha puntato una cannuccia alla fronte, gli ho chiesto, cos'è?, è una pitòla, cosa?, una pi-tò-la: bum.
Di solito il pomeriggio cerco di lavorare. La mattina sono distratta, ripudio ogni sensibilità temporale; il calendario giornaliero - solo il numero, niente mese, niente anno - viene aggiornato solo il lunedì: è la settimana del 4, leggo.
Mi distraggo figurandomi paesi in cui l'orizzonte s'impasta dei colori delle pietre preziose: turchino, smeraldo, rubino; oppure pensando a chi deve raccontare per salvarsi la vita. Io l'avrei fatto, l'ho fatto come ho potuto, ma sono una miserevole Shéhérazade.
La letteratura indiana mi ha fatto di nuovo prigioniera, ma sono una prigioniera che ama il suo carceriere, ogni cosa è predatore e preda. Ora sono preda predatore di Vikram Chandra, come mesi fa di Rana Dasgupta. "Racconterò una storia che crescerà come un loto rampicante", lo dice e lo fa: le sue storie si dilatano, si avviluppano, si effondono, hanno mille trame, tonalità, fragranze che poi si fondono in un'unica armonia, un'unica storia. Mi trovo a pontificare, finisco a pensare, ancora una volta, che così è il brahman - unità e diversità, diversità che si armonizza nell'unità -, così è il mandala - mappa di viaggio per complessi misticismi -, così è l'immaginazione, la più intima e universale delle geometrie.

posted by frammento at 02:14  0 commenti