venerdì, giugno 29, 2007

Alle feste di sconosciuti X sta accanto al banco degli alcolici, tira su le bottiglie, guarda l'etichetta ma non proprio, dice ti faccio un cocktail. Allunga il rhum con la vodka, il vermouth con il gin: il ghiaccio, lo dimentica. Y beve senza sapere cosa, perché, unica frivolezza della settimana, si fida degli alcolici e comunque non gliene fotte, che potrà mai fare, si siederà per terra come gli indiani oppure parlerà del magnetismo terrestre con ragazze dalle zazzere mechate e le S sibilanti, al più dirà cose che non pensa e le dirà con rabbia - in vino veritas, ma in bybere et al. non si sa cosa.
Y apre spesso libri che ha già aperto anni fa, ci trova spunti di ieri che oggi sono vizi mnemonici. Imparare mi fa sentire ignorante, legge. Ha sempre pensato a voce troppo alta che molti, attorno, non sapessero di cosa stessero parlando, che non ne sapessero proprio un cazzo, così a volte deve riconoscersi caparbietà e colpevolevolezza, si confina su un divano, cerca quel che c'è per coprirsi, un telo da bagno, allucina il resto della vita, rinuncia - per orgoglio - a salvare la faccia, perché dice, certo, tutti lo sanno, diranno di averlo saputo almeno una volta ma, ci puoi scommettere, diecimila volte hanno barato.

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posted by frammento at 07:06  0 commenti