mercoledì, maggio 16, 2007

La prossima volta che mi chiedono di scegliere un incipit, scelgo questo:
"A nostro cognato, a mio cognato, ai miei cognati, ai nostri cognati, a mia cognata, a nostra cognata, alle nostre cognate, al mio amico, alla nostra amica, alle nostre amiche, al mio compagno, ai miei compagni, ai nostri compagni, al nostro compagno, alla mia compagna, a nostro figlio, a nostra figlia, a mia figlia [...]"
Va avanti per una pagina e mezza.
Credo d'aver comprato Edmond Ganglion & Figlio, di Joel Egloff, anche per via dell'incipit - che all'inizio avevo scambiato per degli insoliti ringraziamenti -, dopotutto è un libretto che vuole ciondolare tra gli estremi, superarli e sovrapporli come ogni buon grottesco che si rispetti. "Ganglion era uomo d'epiloghi, non aveva mai temuto le situazioni disperate, a terrorizzarlo erano quelle soltanto gravi". E' un becchino, naturalmente. Vedremo se mantiene le (demenziali) promesse - come finisce, insomma.
A proposito di (demenziali) promesse: ieri vagabondando per la Rete, sono incappata nella Despair inc., dove ho trovato superbe ispirazioni per pessimismi di vecchia data, io ne potrei scegliere una al giorno. Ieri ero empaticamente versata a demotivarmi con "potential" o "humiliation" oggi con "mistakes".

posted by frammento at 00:47  0 commenti