lunedì, aprile 09, 2007

I commenti (in privato) sulla nuova veste di questo blog sono stati interessanti. Nonostante sia di gran lunga più soddisfacente a livello estetico, sia meno sconclusionato e anche in déshabillé faccia una figura migliore (la giornata CSS Naked però era troppo geek anche per me), la maggior parte di voi preferiva la precedente. Persino il mago dei CSS ha detto di preferire il codice martoriato che fungeva da scheletro alla vecchia versione.
[Un volto molto strutturato e in fin dei conti "standard" sembra non corrispondermi; l'incompiutezza e i banner parcheggiati da anni, il numero infinito di livelli nel codice, gli errori di javascript mai risolti per pigrizia, corrispondevano di più alla mia immagine: le motivazioni sono plausibili. Io in parte concordo - in parte.]
Parlavamo l'altra sera dei cambiamenti che spaventano sempre o sono sgraditi a chi "fruisce". S., per deformazione professionale, mi diceva che nel caso delle marche il consumatore abituale di un prodotto in genere preferisce continuare a comprare l'immagine a cui è abituato, piuttosto che una nuova, spesso anche quando è migliorativa in modo evidente.
Certo, frammento non è una marca, sono io. E io ho avvertito la necessità di cambiare almeno un milione di volte, proprio per non dovermi adeguare. In una manciata di occasioni ce l'ho fatta; in ognuna il cambiamento è stato brutale e, come in tutti i cambiamenti di stato, qualcosa è andato perduto (mi mette a disagio citare la termodinamica, ma ci siamo capiti).
In effetti, a volte, anche la coerenza è solo timore dei cambiamenti (d'altra parte, quando ci sentiamo intimamente modificati siamo convinti che chiunque ci abbia conosciuto se ne accorgerà, non potrà fare a meno di notare, ma il mondo è distratto e scettico rispetto alle radicalizzazioni sostanziali ma invisibili). Poi, sì ci sono ambiti in cui è eticamente e onestamente imprescindibile: in politica, l'ampiezza delle oscillazioni è la misura.

Alla fine, comunque, non mi allontano da me stessa, se non per un passo e ritorno.
Nella mia stanza, nella casa in cui vivevo prima, avevo appeso il quadro di Magritte, quello della pipa con la negazione ironica Ceci n'est pas une pipe. Ora che sono nelLa Casa, ho comprato un poster di Kim Hiorthøy, convinta che fosse una bella differenza. Oggi lo guardavo. E' un poster puramente testuale, scritto in nero, comincia così: This poster is red or orangy-red or possibly a gray-peached-like color and then it has a cool picture of a ninja on it...

posted by frammento at 02:19  12 commenti