venerdì, marzo 16, 2007

nota per amici premurosi: NON ho niente, sto benissimo, mi hanno asportato delle banalissime cisti e hanno pure appurato che sono innocue.*
Oggi, in day-hospital ho fatto il mio primo piccolo intervento chirurgico. Sono arrivata all'alba e mi hanno dato un letto in una stanza con altre due pazienti. Quella alla mia sinistra, era un'astrologa di ottant'anni con decadi di carcinoma alle spalle, che conosceva tutti gli infermieri e teneva la foto del suo chirurgo nella cartella medica come un santino. Quella alla mia destra era TelespallaBob, non so quale patologia avesse, ma comportava un sacco di cavi.
In ogni caso, io mi sarei fatta i fatti miei; la tenda bianca mi faceva da guscio. Ma l'astrologa parlava all'infermiere (non con) anche mentre questi mi applicava la valvolina della flebo e mi dava istruzioni. Andato via lui:
"Quanti anni hai?"
"Trenta"
"Ma se sembri una ragazzina".
Per forza, penso. Mi hanno detto di andare in tuta e sono vestita come un nipotino Tenenbaum.
"Che segno sei?"
"Vergine."
"Sai, la Vergine, rimane bellissima anche quando invecchia."
"(...)"
"Allora ti dirò una cosa: alla prossima luna piena puoi chiedere qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa."
Vedevo gesticolare due braccia scheletriche dietro la tenda, ombre cinesi di spigolature aeree.

Poi m'hanno portato nell'anti-anti-camera operatoria. Qui abbiamo fatto il trasbordo da un letto a un altro. Poi mi hanno portato nell'anti-camera operatoria. Nel tragitto ho incrociato, guardandoli dall'altezza del lettino, due o tre chirurghi straordinariamente prestanti per essere a Niguarda, Milano: erano così straordinariamente prestanti che mi è parso per un momento di essere in una serie tv americana. E in quel momento ho sperato ardentemente che il mio chirurgo fosse il cinquantenne intravisto da lontano, di un'ordinarietà tanto autorevole.
In effetti poi è stato lui: in sala operatoria chiamava tutte le infermiere "Amore" - quella sudamericana "Amor" - faceva blande battute a sfondo sessuale, battibeccava con l'aiutochirurgo come in una specie di Vianello Surgery. Comunque sia, tutti erano professionali e soprattutto affabili. Si rivolgevano a me sempre per nome, sottolineandolo, e mi chiedevano continuamente come stessi; Amor mi ha persino fatto una carezza e l'ha accompagnata con un affettuoso "ciao, SARA", guardandomi negli occhi come se avessivo trascorso insieme dei bei tempi da rimpiangere. Credo che anche loro abbiano equivocato sulla mia età.
Poi mi hanno piazzato di nuovo in camera con l'astrologa che russava e TelespallaBob che ogni cinque minuti cercava di raccogliere le varie sacche e portarsi appresso l'albero delle flebo per andare a fumare una sigaretta e vomitare.
Cosa ho imparato:
- il mio fiore è la Gardenia;
- posso chiedere qualsiasi cosa alla luna piena (prossimamente anche gli ululati, sul tetto delLa Casa);
- ho una lieve forma di nosocomefobia;
- mi piace di più il dottor Cox che il dottor House.

*il pomeriggio ero già a casa ad ascoltare musica indie-fighetta di cui non è cool parlare perché ne parla tutta la scena (ma io non sono della scena)

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posted by frammento at 08:22  8 commenti