giovedì, dicembre 28, 2006

Siamo a dicembre, per ancora un altro inverno non mi hanno svegliata.
A dire il vero, è la mia ossessione amorosa, intellettuale, sessuale che dorme, con un fazzoletto tra i denti, dopo aver trangugiato la dose consigliata di Vicks Medinait. Questo mi ricorda che dovrei pensare di cominciare a farmi di sciroppo per la tosse, se non fosse che negli anni ho provato una pletora di autolesionismi da sfigati ben più efficienti e meno generazionali.
Io invece sto scrivendo per ingannare la veglia in un luogo a cui non sono del tutto estranea, ma in cui non mi sento neppure libera. Potrei leggere, ma lo riservo ad ore più piccole. Potrei scrivere, per sentirmi più reale. Ma faccio altro. Ascolto un brano, quel brano. Ho voglia di piangere per qualcosa che non ho costruito e che non ho distrutto.
Ho sempre applaudito chi consigliava di temere che i propri desideri si avverassero, ma io ho timore dei miei stessi desideri. Basta che mi metta la mano sul cuore. Mettersi la mano sul cuore, è un'espressione che in sè non mi piace, descrive un pathos gestuale che non fa per me. Ma la mia mano, sul cuore, è gelida come uno stetoscopio sulla pelle nuda.

posted by frammento at 01:08  0 commenti