venerdì, luglio 01, 2005

Scendendo dall'autobus, ho buttato un occhio all'orologio sul campanile, come tutte le mattine, in un'accordanza puntiforme di gesto e pensiero. Il pensiero è semplice: "come tutte le mattine".
Vedo l'orologio solo in quel punto dalla fermata, perché pochi passi più avanti la prospettiva di una banca me lo impedisce; appena l'autobus mi riconsegna all'asfalto della mia periferia alzo gli occhi e valuto se sono in ritardo senza neanche leggere l'ora, badando solo alla posizione delle lancette - fino a un certo angolo è bene, oltre è male. Il sottopensiero "come tutte le mattine" , che emerge con il gesto ineludibile, mi disgusta con puntualità. Infatti secondo me l'ho già scritto, è un ricorso.
Ma da quando A. mi ha raccontato che suo figlio da bambino una volta tornò a casa da scuola e si gettò disperato sul pavimento protestando coi pugni: "Basta! Questa casa, sempre uguale!", mi sono immedesimata in tale ricordo. E però, se immedesimandomi il pavimento fosse parquet, preferirei.

posted by frammento at 04:55  0 commenti