lunedì, maggio 02, 2005

Leggevo in un articolo di Serena Vitali che una delle caratteristiche del traduttore (come del redattore) è la rinuncia: "Al sonno, a un film, a una passeggiata eccetera. All'estetica: non ho mai conosciuto bravi traduttori senza un po' di cellulite o di pancia. Più ancora che le mani e la testa, la parte più importante del corpo di un traduttore è il sedere".
Certo, non fa una piega (non una sola, dico). Al di là dell'arrotondamento indiziario delle mie proporzioni, però, immagino che non sia una prerogativa del traduttore/redattore; piuttosto mi pare una caratteristica di fondo richiesta da molte professioni.
Non voglio fare ironia sull'articolo che, al contrario, mi è piaciuto. E parte del piacere è stato riceverlo via posta, con qualche ritardo, in modo che il tempo passato fra il dire e il mandare finisse per recapitare la freschezza di un pensiero diretto attraverso uno scorcio di sciupatezza. Più probabilmente, la sciupatezza l'ho infilata io nella busta per abitudine (pensiero del mittente e mittente stesso non coinvolti), per mettere poi in scena lo stupore nel vedere il pulviscolo primaverile cambiare densità e cadere come cipria. In una delle recenti esibizioni di panico manifestavo dopotutto la preoccupazione di non aver più niente a cui rinunciare, avendo già declinato quanto possibile.


posted by frammento at 09:53  0 commenti