domenica, marzo 20, 2005

(Credo, passato l'attimo, di essere più che mai fuori luogo) Dovendo assecondare una reazione negativa o positiva per il fatto che tu abbia speso delle parole per me nel tuo nuovo confortevole spazio, ho pensato che per il mio ego ready-shame (sce..?) fosse più appropriata la prima. Come dire, in fondo mi hai offerto il nome del tuo blog in prestito. E, bè, ecco, non ti offendere, ma forse sta meglio con me. Scherzo, ovviamente sono lusingata. Lo adotto e non ti chiedo neanche gli alimenti.
Certo che accostarmi il concetto di alta definizione... Va bene che qualche giorno fa il mio redattore preferito mi ha presentato al gruppo di convenuti dicendo: "oh, lei fa certi ircocervi..!". Per fortuna il gruppo ha avuto la delicatezza di glissare, evitandolo alle mie pupille già in pista per il giro della morte.
Avessi almeno alta risoluzione, macchè. Mi ricordo di essere stata veramente grata e di essermi resa conto di quanto eravamo empaticamente compatibili io e D. tanti anni fa, quando mi raccontò che sua sorella le aveva fatto una sfuriata inenarrabile perché era rimasta un quarto d'ora allo scaffale dei bagnoschiuma al supermercato.
L'altro giorno aiutavo L. a mettere ordine in cucina, e mentre mi stordiva con la sua economia ed efficenza di gesti ha detto, a nessuno in particolare: "ho scoperto che ci sono due cose che non sopporto; e sono la mancanza di cura e l'inettitutine". Un brivido ha naturalmente galoppato lungo la mia schiena ignorando qualunque nozione di dressage, e ho avuto una visione di me in camera, che mi volto appena e scorgo la Pigotta giapponese accasciata in una posa indecente abulica fra una pila di cd e una di libri, l'acconciatura agghiacciante* che scopre un occhio chiuso - ovvero una linea retta sopra il tondo porporino di una gota - e apice della trascuratezza, il raso scucito del geta calzato dal morbido piedino di tessuto. La mia accidia è una bambola (in questo blog cominciano ad essercene troppe).

A proposito di alta definizione. Quando eravamo al liceo, un giorno mi raccontarono della lettura pubblica di un tema di un'altra classe che chiamava i luoghi comuni uno dietro l'altro e poi li annichiliva, senza invischiarsi.
E forse questo è quanto di più prossimo alla mia idea dei racconti di David Benioff.

* e quando dico agghiacciante, dico quella protagonista dei film horror giapponesi da Ringu in avanti.

posted by frammento at 22:49  0 commenti