venerdì, ottobre 22, 2004

Ieri per lavoro ho telefonato a una persona che una (sola) volta nella vita ho incontrato. E' stato tanti anni fa, ma ho riconosciuto il cognome. E prima ancora l'indirizzo.
ci arrivammo scivolando sul porfido di una via nei pressi del Carrobbio, avvertivamo un malessere grave nell'equilibrio precario che ci costringeva a passare sulla superficie umida della strada a testa bassa; non ci si poteva aggrappare a niente, avremmo potuto forse farlo prima, ma lì i muri correvano lisci. Ognuno si rimproverava l'uscita e annichiliva le altrui responsabilità ammettendone solo per sé, ognuno tranne il più piccolo, che era ignaro e tutt'al più annoiato.
Ho scoperto un mese fa che di quell'unico incontro esiste un vhs commemorativo, o meglio, che l'autopsia della mia assoluzione è stata filmata. Il piccolo era seduto di fianco a me e io ero piena di rabbia perché avrei preferito coltivare la sua ignoranza, volevo che mi vedesse come non aveva smesso di vedermi solo lui, fosse pure per noncuranza, volevo tappargli le orecchie e scappare. Ne avessi avuto la forza, l'avrei fatto.

Ieri io e il piccolo ci siamo incrociati a notte, lui ha scalciato le scarpe in un angolo (gesto del rientro) e ha acceso il lettore dvd chiedendomi se mi disturbava un film di anime perse ed esorcismi; io ero presa in imprecazioni a mezzo mail e l'ho incoraggiato.
A metà di uno dei classici episodi emetici di genere, si è girato e mi ha detto: "Oggi volevo comprarti un regalo. Era una felpa fatta così e così... ma per le mie finanze era troppo impegnativa".
Forse voleva solo dirmi di smetterla di indossare la sua, in cui io mi sento tanto bene, ma mi ha fatto piacere. Mi convinco di essere per lui una presenza seccante, e poi lui mi sorprende, come quando chiacchierando con le sue amiche ho scoperto che ha raccontato loro di me e mi sono commossa.

Per me quell'unico incontro fu una dichiarazione. Lui, spero l'abbia cancellata.
Eppure, al di là delle mie brame di rimozione, sarebbe meglio se tutto fosse stato esplicitato e parlato.
Per via di alcuni suoi recenti interessi e di mie vecchie tare, della cui esperienza non mi disfo, ho ricominciato a chiedermi fin dove arriva il desiderio di lasciare libertà agli altri, prima che ceda il passo alla cecità o al disinteresse nei loro confronti. Spesso è solo enorme fiducia nella razionalità dell'altro, ancora più spesso è una fiducia che riguarda l'altro nel complesso, semplice, nella sua capacità di trovare risorse, nella sua emotività espressa o presunta per affinità di ritrosie. Ma a volte si confida proprio nella fermezza della volontà e della persistenza di quella febbre, la febbre che oppone a uno sgraziato decadimento la sollecitudine del sentimento.

posted by frammento at 01:41  0 commenti