mercoledì, settembre 15, 2004

Fallita l'iniziazione al taijiquan per mancato transfert verso il maestro (dicevamo, Pécuchatò?), ieri sera sono andata alla prima lezione di kendô: che in quanto prima, e in quanto kendô, consisteva solo nel guardare dall'alto di un balconcino e riservarsi dieci minuti per i chiarimenti con il maestro.
La prima mezz'ora era dedicata allo Iaidô: hakama che si tendevano frusciando appena, lame da estrarre e calare con fendenti fluidi e controllati da lussuosa, austera, concentrazione. Poi, il più rumoroso allenamento di kendô.

In un primo momento ero rapita e raggiante, così raggiante che la mano muoveva già al portafoglio (anche questo è zen: è il tipico esempio di gesto che compio con tale spudorata frequenza che semplicemente comincia a succedere). Con l'andare dei minuti (120, quasi un vhs, vi piace un Ghost Dog?) m'è venuta l'angoscia di non riuscire neanche nella forma base, insomma, il passetto strascicato sagittale.
Ma in fin dei conti andrei lì anche per bastonare le mie insicurezze. Quindi ci vado.
Bè, almeno alla lezione di prova.


posted by frammento at 07:50  0 commenti