giovedì, agosto 05, 2004

Come ti starebbe bene quel vestito
Qualche tempo fa ho tirato giù dallo scaffale i due volumi di Linus che l'amico di un tempo m'aveva affidato perché coprivano l'annata 1977 (a distanza di anni ce li ho ancora ed è imperdonabile, ma sta bene, così che gli ricordino la mia assenza, la mia presenza di un tempo - mmm, debole, eh?).
Sulla copertina del numero settembrino, il mio, c'è Linus che chiede "Come ti aspetti che io passi attraverso la vita?".
Come, già?
Tutto sembra suggerire che dovrei farlo come un manichino (se non altro portare i capelli come Lucchetta sarebbe fuori discussione): ultimamente continua a capitarmi di essere utilizzata per quantificare la fisicità di altre persone.
La settimana scorsa mi sono ritrovata il braccio triprecipitoso di una miss(over)sixty compagna di palestra attorno alle spalle mentre mi diceva: "uh ci seeeei, fammi un favore, dopo la lezione prova questo completino che ho comprato per mia nipote... devo vedere se va bene, siete proprio della stessa taglia". E l'operazione è stata poi eseguita davanti al conciliabolo delle ultravedove iperattive dello spogliatoio con tanto di défilé e gridolini - miei, che ho dovuto chiedere soccorso sul finale perchè essendo sudaticcia e prossima al crampo, togliermi pizzi e lazzi senza ridisegnarci i pieni e (soprattutto) i vuoti risultava qualcosa di estremo.
Qualche tempo fa, invece, in un negozio mi ha fermato una coppia di cui la signora mi ha gentilmente domandato: "scusa, posso appoggiarti addosso questi abiti per vedere come vanno? mia figlia è uguale a te". E io che dovevo rispondere? Avremmo potuto essere in giro assieme e quindi a vedersi era una scena ordinaria, solo mettere vestiti su vestiti, ma almeno per un momento l'ho trovata sgradevole. Forse è stato quando ha cominciato a pizzicarmi le spalle e la vita per valutare le differenze di volume con la futura proprietaria dell'abito.
Infine un'amica di mia madre che m'ha incrociata due volte, le ha detto: "Vorrei regalare a tua figlia un vestito che non ho mai usato, è della sua taglia, glielo vedo proprio addosso". Io ho detto che accetto volentieri, anche se abiti in genere non ne metto, mi piace il vintage - ma quest'ultima cosa ho chiesto a mia madre di non riferirla.

Di che mi lamento? Dopotutto quando vado a comprare, alla Domanda rispondo sempre con una domanda ("che taglia?", "42? 44?... 40 e 1/2?", "non abbiamo le mezze misure", "..."), sperando che il commesso sappia colmare la mia ignoranza di me stessa con la sua professionalità.

Eppure la cosa mi turba, conferma il mio senso di inadeguatezza. Perché tutti mi vedono nei panni di altri?

Che poi, sempre a farmi problemi. A dire il vero sui vestiti ci sarebbero anche certe infami illazioni: "Sai che anche quando ci siamo visti l'ultima volta un anno fa avevi quella maglietta? Non vanno bene le cose col lavoro, eh?"



posted by frammento at 07:17  0 commenti