domenica, luglio 25, 2004

butterfly effect & sigarettes
Anni fa L. mi ha edotta sulla teoria del caos in una sessione di msn che ora come ora rileggo solo come un nostro tentativo di riporre rancorose questioni di principio per mezzo di principii:

[...] Sono equazioni contraddistinte dal fatto di non essere risolubili con una formula (come quella delle equazioni di II grado che sono certo ti ricordi...), e di cui non esiste neppure un procedimento univoco per approssimare la soluzione. Sebbene alcune siano riducibili a equazioni lineari (e quindi con una soluzione), sono così sfuggenti che trovare un procedimento per risolverne una non fornisce alcun indizio per tutte le altre.
[...] Andiamo avanti. Riesci a immaginare una figura geometrica piana con area finita e perimetro infinito?
[...] Più scienziati (matematici, fisici, metereologi) si sono accorti che il mondo è più complesso di come viene descritto dalle precise e rigide leggi fisiche newtoniane: infatti in una quantità di situazioni piccolissime variazioni nelle condizioni iniziali producono effetti enormi o rendono impossibile predire lo stato finale di un sistema. Questa sensibilità alle piccole variazioni è il primo concetto notevole: si è sempre pensato che in un esperimento o in un'osservazione ci sono dei dati trascurabili, che non avranno effetto sul risultato [...]

Io avevo appena finito di scrivergli che volersi risentire dopo un silenzio grave e protratto fosse già bastante di per sé e in qualche modo inevitabile perché la nostra amicizia doveva essere solo una scommessa senza vittime: una volta tanto consegnarsi a un'inevitabilità, rassegnarsi, poteva essere motivo di serenità. Mi stava bene pensare che avessimo delle coordinate rilevate senza criterio e che l'intervallo fra una e l'altra rivelazione avesse sospeso il (mio) continuo processo alle emozioni.
Riuscivo, sì, a concepire una figura geometrica piana con area finita e perimetro infinito, ma non riuscivo a immaginarle una forma, perché, si sa, non ho una mente matematica: mi impegnavo nella contemplazione di somme di spigoli e niente confini e in realtà si parlava di frattali.

Potevo intuire che l'altro non fosse solo ciò che riuscivo a identificare, ciò che assumevo, ma non potevo calcolare in quali termini o condannare a qualcosa di circoscritto la sua diversità. Pensavo al rigore cangiante, alle sfasature capillari che venavano di ramificazioni imponderabili ogni storia. Avrei voluto essere io stessa una narrazione attendibile che conservasse il beneficio dell'imponderabilità come criterio, come fondamento. Non volevo ricominciare alcunché, né riscrivere, né volevo giocarmi nuove bugie che tanto, tutte, conducono alla verità. Avrei dovuto smetterla di ingegnarmi per non ottenere rifiuti per la certezza che alla sola impressione di otterne, in alcuni casi, non sarei sopravvissuta. Ma questa è un'altra storia.

"Le storie consistenti di Griffiths sono state adottate nel 1984 per collegare le misure quantistiche in schemi narrativi verosimili. Una storia di Griffiths viene costruita a partire da una serie di misure rilevate più o meno a casaccio in momenti diversi. Ciascuna misura esprime il fatto che una determinata quantità fisica, eventualmente diversa da una misura all'altra, sia compresa, in un dato momento, in un certo arco di valori. Per esempio, nel tempo t1, un elettrone ha una certa velocità, determinata con un'approssimazione che dipende dal tipo di misura; nel tempo t2, il suddetto elettrone è situato in un certo arco spaziale, nel tempo t3, ha un certo valore di rotazione. A partire da un sottoinsieme di misure possiamo definire una storia, logicamente consistente ma di cui tuttavia non possiamo dire che sia vera: può semplicemente essere sostenuta senza contraddizione. Tra le storie possibili del mondo in un dato quadro sperimentale, alcune possono venire riscritte sotto la forma canonizzata da Griffiths; tali storie vengono allora definite storie consistenti di Griffiths, e si svolgono come se il mondo fosse composto di oggetti separati, dotati di proprietà intrinseche e stabili. Tuttavia, il numero di storie consistenti di Griffiths che possano essere riscritte a partire da una serie di misure è, in genere, sensibilmente superiore a uno. Tu hai una coscienza del tuo io; questa coscienza ti permette di fare un'ipotesi: la storia che sei in grado di ricostruire a partire dai tuoi ricordi è una storia consistente, giustificabile nel principio di una narrazione univoca. In quanto individuo isolato perseverante nell'esistenza per un certo lasso di tempo sottoposto a un'ontologia di oggetti e di proprietà, su questo punto non hai alcun dubbio: si deve necessariamente poterti associare una storia consistente di Griffiths. Questa ipotesi a priori vale per il campo della vita reale, non per quello del sogno"  

Michel Houellebecq, "Le particelle elementari"


posted by frammento at 04:11  0 commenti