martedì, febbraio 10, 2004

Sabato sceglievo a malincuore quale di due libri acquistare. Per stabilire il diritto (il dovere) dell'uno o dell'altro a ingrossare le fila della mia libreria ho assegnato la difesa d'ufficio a due delle mie personalità, una ciascuno, dato che il giudizio salomonico non mi è proprio. Ho sentito abbattersi sul banco il martelletto arbitrale quando ho visto sulla copertina di entrambi il commento di due autori di culto, anche se di culto differente (nessuno dei due scientologico).
Forse mi rendeva particolarmente vulnerabile trovarmi con un esubero di personalità davanti a un commento di Stephen King, ma è un fatto che fosse d'una banalità talmente urticante da farmi ritirare la mano dopo una strusciata di carta vetrata (ma ad essere sincera poi mi sono portata a casa il libro lo stesso per suoi supposti meriti personali, nonostante la sintetica insipidezza della recensione). Vedere il nome dell'altro autore invece m'ha dato da pensare. Ho pensato: ah sì, lui, i suoi commenti mi perseguitano! però è una garanzia, se piace a lui piace anche a me; spesso mi sono accorta della sua presenza, mattugguarda, finito un libro, cercando di oppormi allo scioglimento del legame lustrando ogni risvolto: in qualche piega, citato sul retro (detesto i commenti in fronte alla copertina), o come introduttore. Quanti libri ho letto quest'anno, che riportavano una sua recensione ammirata? sicuramente più di tre, non so se meno di sei. C'è un suo commento anche sul libro che è in testa alla mia top five dei pubblicati/letti nel 2003* - di cui non ho mai parlato perchè aspettava di essere regalato, di cui non parlerò perchè l'ho regalato.
Ho letto sue interviste, ho una superficiale conoscenza della sua biografia, ricostruisco in questi brevi incisi qualcosa dei suoi gusti, della sua personalità.
Com'è possibile che io non abbia ancora letto il capolavoro che l'ha rivelato - all'uscita il titolo mi aveva fatto pensare a un romanzo sull'editing - né alcuna delle sue opere?

Il capolavoro è qui sulla sedia. Ho poco spazio in camera e la sedia è una delle tappe fondamentali nel percorso che porta i libri dal mondo esterno a me. E' il passaggio successivo alla sosta sulla scrivania; ogni volta che mi voglio sedere devo spostarli: così continuo a curarmene, ed essi continuano ad ammiccare. Forse è un moto che mima, attrae una smania o una futura delusione, da contenere; ma in ogni caso, al momento, accarezzo quotidianamente una scriminatura infantile bionda su tascabile Einaudi.

(Gli indizi sono chiari, avanti, sapete benissimo di chi sto scrivendo)

* non c'è una vera e propria top five. diciamo che quel libro è nella top five 2003, anche se non è appurato quali siano gli altri quattro elementi.

posted by frammento at 07:21  0 commenti