giovedì, gennaio 01, 2004

L'ultimo del 2003
E' qualcosa di inusitatamente delicato, la mia superficie, ed è frequente la constatazione della facilità con cui mi procuro lividi e ferite trascurabili ma di interminabile rimarginazione (le piastrine, l'anemia, dottoreinsala) - così che io abbia sempre da sentirmi in qualche modo da curare.
So che in parte sono imputabili alla mia graziosa catastrofica allure, mi muovo come se calcolare le mie dimensioni fosse un onere insostenibile - di fatto non riesco a sostenere mai il risultato; in parte mi trovo a sorprendere sul corpo questa scrittura senza saperne l'origine.
Qualche giorno fa in libreria, riconquistata la sensibilità con il tepore e con il gesto atletico della sfogliatura, mi sono accorta di una composizione quasi malevica di tagli (millimetrici, certo) sulla mano destra. Com'è uso comune ha cominciato a bruciarmi, mi sono accorta che bruciava, solo dopo averla scovata, e mentre mi lagnavo in silenzio mi chiedevo se a procurarla fossero stati il freddo o le pagine scorse innumerevoli: non trovavo le parole di cui avevo bisogno, la vanità della ricerca le rendeva taglienti.

Sono stata immobile qualche istante con l'indice sinistro a metà di un volume facendo carambolare lo sguardo fra gli scaffali a ricostruire quali pagine, quali parole, chi come m'aveva segnato.
Ma non li so proprio fare i bilanci di fine anno.

posted by frammento at 12:54  0 commenti