giovedì, gennaio 22, 2004

Ho supportato in modo quasi entusiastico i dipendenti ATM nella loro protesta e naturalmente non rinnego la mia adesione. L'unico strascico dei giorni in cui il trasporto pubblico era solo parzialmente assicurato (totalmente assicurato il ritardo) che mi crea qualche noia è che gli spostamenti difficoltosi e le lunghe attese alla fermata dell'autobus sotto casa (più o meno) hanno favorito sbronze colossali di socialità. Voglio dire, vivo da sempre in questo maledetto quartiere, ho preso quest'autobus per anni; certi passeggeri possono dire di avermi visto piccinacosì, e peggio, io li ho visti ancora passabilmente giovani.
Ovviamente non sono nuova alla scelta degli orari in base ad astrusi calcoli probabilistici che, negando al mondo esterno la possibilità di immettersi nel caos cerebrale mattutino sotto forma di chiacchiera coercitiva, permettano di alimentare il mio disagio verso la società. Chessò, leggere un libro di dimensioni monumentali per reggere il quale bisogna effettivamente acquisire una contrazione scultorea della muscolatura e di cui tuttavia si vuol leggere ogni risvolto, pagina di copertina e sovracopertina per ritrovarsi poi al capolinea in ginocchio al centro perfetto dell'autobus, per evitare l'effetto flipper con la porta automatica a fare da barriera, a ripiegarlo con la cura e la scrupolosità che si riserverebbe a un paracadute - e questo per ritornare a quanto dicevo un paio di giorni fa, perchè diciamolo, certi libri è questo che sono: paracadute. O forse alimentare il disagio della società nei miei confronti. Chessò, per esempio ascoltare un cd che si sa portatore di stati patogeni, accomodarsi nel seggiolino posto sopra la ruota, quello che vibra quel tanto che basta a trasformare gli stati patogeni in un principio di epilessia, e non accorgersi del malessere che genera nei vicini il mettere l'accento su ogni curva con un rimbalzo parietale sul finestrino.
Dicevo, ovviamente non sono nuova a calcoli siffàtti, ma adesso le operazioni da considerare hanno raggiunto livelli castranti per la mia indole poco rigorosa. Devo considerare: vicini di casa in numero variabile, un ambulante senegalese, un rasta etiope, il matto di quartiere, un agente di moda (che forse adeguatamente alla zona ha più l'aspetto di uno appena radiato dalla Legione Straniera per crimini irriferibili, una specie di Kaiser Sose) e il plotone di vecchiette a cui mia madre ha salvato la vita in ospedale in qualità di Infermiera Diplomata e di cui segue i successivi trattamenti terapici in qualità di Infermiera di Quartiere (titolo brandito in modo accusatorio da mio padre quando vuole sottolineare che non è pronta la cena), tutte eternamente grate e che desiderano esternare l'eternità di questa gratitudine facendomene ambasciatrice.
Tenedo conto che martedì sono stata brutalmente strappata a uno di quegli episodi di sonnambulismo collaterali dell'insonnia da una metafora che metteva in relazione il dharma con differenziali e integrali (non ho idea in che termini e voi non fate domande di bruciante imbarazzo trigonometrico), la mia vita sta prendendo una piega, bè un crinale, matematicamente insostenibile.


posted by frammento at 03:47  0 commenti