mercoledì, dicembre 03, 2003

Lunedì sera ancora non sapevamo come saremmo andati al lavoro il giorno dopo, noi siamo stati fra quei 150.000 che non hanno raggiunto il posto di lavoro. Ci siamo messi in macchina, ma mi hanno fatto notare che dopo due ore non era più gradito che dicessi: ehi vedo casa mia da qui - era una innocente citazione cinematografica, ma c'era il rischio che citazione per citazione la mia collega azionasse il comando eject del mio sedile.
E invece, dio benedica l'inversione a U! E non solo ad U, aggiungerei. Ho avuto modo di osservare una glorificazione alfabetica senza precedenti: funamboliche inversioni a Z, anonime inversioni a X, approssimative e quasi triviali inversioni a Q, e strategicamente perverse inversioni a W.
Non sapevamo se lo sciopero sarebbe stato portato avanti a oltranza, e dato che non rientro in quella percentuale di 150.000 che lunedì si è sentita offesa, indignata, danneggiata, non mi sarei sentita tale nemmeno se avessero deciso di continuare. Mi sarebbe passata a prendere la mia collega. L'unico problema che si presentava, dovendo attraversare le tavole del Tuttocittà più o meno dalla prima all'ultima, era fare una valutazione critica delle nostre probabilità di sopravvivenza: optare per cibo liofilizzato, abbondare con l'acqua, indossare calzini senza buchi per svaccarsi sui sedili senza troppi imbarazzi e portare cassette da 90 minuti. Uh poi ci sono tutti quei giochi che si facevano in macchina da bambini, quando stavamo in coda fuori dall'aerea di servizio Metauro per entrare al casello di Melegnano il 31 d'agosto.
Magari avrei portato anche Il libro degli Haiku di Kerouac, recente acquisto, e avrei declamato:

Desolation, Desolation
è così difficile
allontanarsi da

oppure

Foglie che cadono dritte
nella mezzanotte senza vento:
il sogno di cambiare

Dato che sono fantasiosamente letterale (o letteraria) ci avrei viste bene su una Cadillac decapottabile. Ma considerato che sono anche incredibilmente raffreddata - difficile farmi rientrare anche solo nella categoria bastacherespiri, questa settimana - e il cielo si rovescia a piccole dosi probabilmente acide, sarebbe stata una scelta più sana la sua Volkswagen che pure rimane senza copricerchi ad ogni parcheggio.
Certo, vedere che Kerouac ha scritto anche cose tipo:

Bevo il mio tè
e dico
Hm, hm

bè, potrebbe infonderci coraggio, potremmo addirittura comporre gocce di pioggia/in bilico sui finestrini/ - fiume metalizzato (?!)
Finirei sicuramente a sorridere della sua versione ironica del più celebre haiku di Bashou:

(Un vecchio stagno!
salta dentro una rana.
Il suono dell'acqua)

il vecchio laghetto, sì!
- nell'acqua s'è tuffata a capofitto
una rana

e mi perderei nelle sue rifrazioni, e nelle mie.
Certe associazioni sono facilmente pronosticabili, d'altra parte. Ad esempio.
Rana in giapponese si dice kaeru, ma lo stesso vocabolo traduce anche il verbo ritornare. Avevo da ciò desunto ed ero felice d'aver desunto correttamente, che le piccole rane di giada, di legno, di noce fossero un portafortuna molto diffuso, in Giappone. Improvvisamente avrei voluto averne anch'io una collezione, per potermi privare dei pezzi più preziosi quando avessi dovuto separarmi per un motivo o per l'altro da persone importanti. Tracimazione (e gracidazione) patetica. Fortunatamente ho solo una insignificante collezione, in quattro pezzi. Balene. Sicuramente vuol dire qualcosa.
In realtà poi queste rane si usano per augurare una fortuna molto più concreta: voglio dire, sono da alloggiare nel portafoglio. Tracimazione profetica. Sfortunatamente ho solo una collezione di balene.


posted by frammento at 04:16  0 commenti