venerdì, dicembre 19, 2003

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Davanti a una casa vicino al loro quartiere, due fratelli adolescenti si stavano lanciando pigramente una palla da baseball, uno di fronte all'altro in fondo alla rampa.
"Li vedete quei ragazzini?" disse Alan. "Sono sempre lì, fanno sempre lo stesso gioco. Il più grande sta sempre nello stesso posto, e anche il più piccolo. Non fanno mai cadere la palla e non sbagliano mai un lancio. Lo hanno sempre fatto fin da quando erano piccoli, avanti e indietro, avanti e indietro. Mi ricordo che da bambino tornavo a casa dai Lupetti degli Scout, e loro erano sempre lì. Forse continueranno a lanciarsi la palla anche quando saranno su una sedia a rotelle. Non so neanche come si chiamano. Erano lì a giocare il giorno che partii per la Bulgaria e sono tornato a casa, loro sono sempre lì a giocare, e ancora non so come si chiamano. Non è cambiato niente.

da Sete, Ken Kalfus

Si immagina di un dato momento che esso debba avvenire e trasformi tutto e tutto sia diverso, che esso frazioni la continuità in una moltitudine di prologhi, principii, false partenze.
E poi ci si rende conto di armeggiare semplicemente con una cerniera difettosa, il cursore incastrato nella stoffa che non scende e non sale, fra i due lembi una distanza minima eppure incolmabile.

Cerniera
Incontro conturbante a Tokyo
xxxxxxYY ZZZxxxxxx = YYZZZ
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Ieri ho visto Lost in Translation. Il film mantiene la promessa del titolo saturandosi di uno smarrimento pervasivo, di sequenza in sequenza epidemico; è il cogliere stralci di conversazione non-sottotitolata, in questo caso, una ruberì di senso (però almeno dà soddisfazione).
Ho rimesso il segnalibro al primo capitolo de L'impero dei segni.

*universi smagliati = sisma

posted by frammento at 10:33  0 commenti