martedì, ottobre 21, 2003

Fa freddo e il vento impietoso riesce a raccogliere i miei capelli, pur tutta cortezza, in un complicatissimo chignon risolvibile solo algebricamente. Essendo sempre stata scarsa in matematica, decido di procurarmi un cappello. Un cappello: niente di eccentrico, si tratta di capelli al vento non di candle in the wind.
Dopo aver suscitato l'ilarità di un ambulante, approdo in un negozietto che promette una gran varietà. E infatti, persuasa da un'osservazione sull'aspetto vagamente sovietico che sembro assumere - nelle intenzioni voleva essere un commento dissuasivo - scelgo il mio accessorio.
Arrivo a casa e mio fratello mi chiede se ho perso per strada la Stella Rossa.
Io sorrido soddisfatta.
Il suo amico di destra ma di destra mette le dita a croce e cerca l'uscita sul retro (che ovviamente non esiste).
Io gongolo.
Salgo sulla macchina di un'amica e mi chiede se sia il caso di citare "Il portiere di notte".
Io vacillo, ma è solo un momento [dopotutto è colei che è riuscita a raccontarmi un film in un viaggio di due ore. voglio dire, TUTTO un film, probabilmente director's cut. è una psicosi]
La sera ci si vede con degli amici che plaudono al risultato anche se probabilmente per cortesia.
Io mi accomodo appagata.
Ma poi arriva il lunedì mattina e ritorno in ufficio. Appena messo piede nella Stanza Verde, il collega dissolve in un attimo ogni mio autocompiacimento apostrofandomi con il commento definitivo: "Tiggi, hai vinto un concorso come controllore?".
Non mi resta che gettare desolatamente il cappello sull'appendiabiti. Naturalmente non lo centro.

In effetti dopo questa rivelazione ho notato che tutti si palpavano le giacche quando entravo in metrò - le giacche dico, non stiamo parlando della versione Rampling - con una certa apprensione. Ma non ho saputo approfittare di questo improvviso potere. Ho chiarito subito: "Tranquilli! Non sono in servizio".

posted by frammento at 04:14  0 commenti