venerdì, settembre 19, 2003

Un pomeriggio a Charing Cross Road, per una come me, dovrebbe essere rigorosamente vietato - gli inglesi dovrebbero mutuare un'ombra di ebbrezza prescrittiva dai bulgari e sfornare un cartello apposito.
In un paio d'ore a Charing Cross entro in librerie antiquarie, librerie remainders, librerie maxistore, librerie di viaggi, librerie di gialli e financo in librerie di sport.

Tocco copertine, segno autori in Italia inediti (sì ma dove, dove?? non trovo più la nota e desidero quel libro e non mi ricordo assolutamente né l'autore né il titolo - posso raccontare però tutto il primo capitolo), mi aggiusto istericamente gli occhiali davanti ai prezzi, faccio rapidi ma autistici calcoli e, nel caso della libreria sportiva, fotografo mentalmente tutta la tabella di allenamento di Michael Johnson, così da non arrivare impreparata al prossimo rush ritardatario verso l'aeroporto (e correre in modo altrettanto disneyano).
Fra le altre preziosità, negli scatoloni di un negoziante, trovo stampe giapponesi degli anni '30, chiuse a cilindro: le srotolo tutte, le rimiro come se dovessi apporvi una stiracchiata approvazione, e poi declamo ad a., nostalgicamente catatonico davanti a una cartina di Trieste, l'esborso richiesto, spassosamente londinese. E lo è anche il proprietario, sia londinese che spassoso, e ha una gran voglia di giocare o almeno così pare: quando mi si avvicina ringhiando, prendo uno dei rotoli, lui mi segue facendo volute col naso, io lancio all'orizzonte e lui corre disperatamente a recuperare.

Il problema di tutto questo deliziarsi, è che poi, pure con la spinta propulsiva della fuga, si arriva nell'unica libreria che ci si era prefissati di scandagliare fino all'ultimo granello bibliografico e si trova una placca metallica con inciso uno scintillante CLOSED.
A nulla vale fingere di non conoscerne il dolorissimo significato e attaccarsi al campanello, a nulla vale richiedere l'intervento di uno stranito poliziotto che non potendo far aprire il negozio almeno confermi che chiudere alle 17:00 di sabato è un crimine penalmente perseguibile. A nulla se non a farci raggiungere dal nostro ringhioso inseguitore: l'esorcente.

 

esorcente, part. pres. di esorcire, s. m. e f., gestore di negozio che attraverso particolari attitudini piega al suo volere commerciale, anche ingentemente britannico, umani posseduti da essenze bibliovore paranormali

 


posted by frammento at 06:25  0 commenti