martedì, luglio 29, 2003

Ulteriori ingombranti prove di frammentarietà [se ce ne fosse bisogno]
Siamo in sei, in un pub; si aggira per il tavolo (fra i boccali di birra) lo spettro della confessione, sempre in agguato in queste occasioni conviviali. Arriva la domanda, all'apparenza inoffensiva: "E tu, da piccolo cosa avresti voluto fare da grande?"
Delle tre donne, la Prima risponde: "ok, non pensate male, non so perchè, io da piccola sognavo il mestiere di spogliarellista,"
[sguardo incredulo del convivente]
"E' veeeero, non chiedetemi perchè..."
Il gruppo, pragmatico, ipotizza: "Magari perchè è disinibita, un po' esibizionista..."
La Seconda: "Allora non pensate male di me, io da piccola sognavo di fare Il mestiere"
[sguardo allarmato del neoconvivente]
"Davvero, volevo fare la prostituta! Non chiedetemi perchè..."
Il gruppo, poetico, ipotizza: "Magari perchè ama tutti senza distinzioni..."
Dopo le prime due franche esternazioni, sono tutti come galvanizzati dall'attesa dell'outing definitivo, tanto che la Terza (io, n.d.b.) si sente in dovere di minimizzare: "Ah, io no, da piccola avevo aspirazioni più ordinarie..."
[ah! cosa? Cosa?!]
"Volevo diventare chirurgo in traumatologia"
[sguardo non ordinario di tutto il gruppo]
Nessuno azzarda ipotesi: "Ma no, vi spiego perchè. Avevo letto, penso su un libro di medicina di mia madre, che ci sono fratture e fratture: io ero affascinata da quelle scomposte,"
[sguardo orripilato di tutto il gruppo]
"applicarsi con taumaturgica precisione (questa era già una preclusione alla carriera) alla cura di quelle schegge - di frammenti, miodio - che lacerano che non si sistemano che non si ricompongono senza una cura estrema"
[sguardo orripilato di tutto il gruppo, Terza compresa: cerca uno specchio apposta per restituirselo]
Imbarazzata, accenna una rettifica: "Per?, un momento, volevo anche fare l'archeologa". Occristo, sempre ossa. "Oppure l'antropologa"
e si ritrova infine a balbettare l'indegna apologia: "ma poi, se invece parliamo di veri sogni, volevo scrivere-"
E tutto si conclude infelicemente con la patetica rievocazione (interiore) del primo racconto scritto.

Inutile dire che nessuna delle tre ha poi mantenuto fede alle aspirazioni dell'infanzia (lo dico per chi si interessasse al numero di telefono delle mie amiche).

posted by frammento at 01:30  0 commenti