sabato, giugno 14, 2003

LettUra di Octavio Paz* / lettEra per malacarne

Dicevo, il silenzio e il suo contrario. Armonia di contrari e univoche corrispondenze.
Silenzio è musica e musica non è silenzio
Il silenzio è pesante a dispetto della sua definizione di incorporeità, di assenza, di inconsistenza, di leggerezza.
Il silenzio è presenza carica, invadente, sottile. Il silenzio è musica. Musica rumorosa e ineluttabile, quella dei pensieri, quella dei significati portati, indotti. Musica che nasce costretta e poi si svolge spontanea. Musica di strumenti abusati e misconosciuti.
Silenzio è armistizio. Non è illusione di parola, forse parola mancata. Sfumatura di parola, approssimazione di mille sillabe Silenzio è possesso, perchè il silenzio è mio. Sono io che lo musico. E' la mia partitura.

La parola fa da caleidoscopio. La conoscenza non scaturisce dalla rapacità, una conoscenza di tal fatta sarebbe piuttosto “predazione”. Eppure il desiderio di conoscere è rapace!
Pare che l’uomo per capire abbia bisogno di classificare. Un resoconto sì, è classificabile, un resoconto non si ama: è. La parola è solo accessoria.
In un racconto la parola non è solo strumento, non dice solo un contenuto, dice anche se stessa e in sé si fa carne che diventa mondo. Anche “come viene viene”.
Il desiderio di capire di solito è un istinto naturale per l’innamorato di tutto: è qualcosa di assoluto e sublime ma non è abbastanza. Un desiderio bruciante per ciò che si ama spesso è un’autocombustione.

Dal silenzio, un sussulto di desiderio è la vibrazione che disegna il mondo.
Musica non è silenzio: non è dire ciò che dice il silenzio, è dire ciò che non dice.
Musica è complemento di silenzio, o ne è attributo; non è parola, ma è linguaggio. Musica è aria che vibra, è alterità. Musica è risvolto, cavità gualcita del silenzio. Musica ha tempo e spazio; ha logica e ordine che il silenzio sovverte e assoggetta ai suoi propri volubili caotici codici.
Musica è eco di molteplicità che liquidamente dalla propria ombra si discostano. E’ onda di silenzio, perché ne plasma il prolungamento, si insinua e consuma il suo effetto dopo che gli strumenti sono stati posati.

* "Lettura di John Cage"

posted by frammento at 11:51  0 commenti