venerdì, maggio 09, 2003
Michael Collins ha un nome decisamente
topotipico. Michael Collins lo scrittore, irlandese.
Michael Collins lo scrittore, irlandese, ha un nome decisamente topotipico, tanto da immaginare sui suoi romanzi delle ripercussioni topiche.
E invece scrive d'America, e ne scrive bene, ma lasciamo stare: volevo solo quel po’ di "ritmo, ritmo, ritmo", perché il ritmo è una delle cose con cui
questo libro mi ha avvinta. Mi ha avvinta col ritmo e col disincanto, anzi: col ritmo del disincanto.
Infatti le bracciate nella vasca della piscina, le immersioni che sospendono l’incedere sfibrante degli eventi sono crediti di respiro per il protagonista e per il lettore abbrancato da una scrittura affannante, amara, demistificante. E’ noir, è blue. Forse. E' stille paglierine vischiose di vertigine alcoolica e grevità atmosferica - la sfumatura del ristagno, portata addosso come una cappa e squartata, brandelli di colpa dell’individuo e della società.
Un bel libro.
E questo è filmico:
[..] l'agitazione repressa di uomini che volevano dirle qualcosa, di uomini che sbadigliavano sguaiatamente, di uomini che fischiettavano fra sé, di uomini che tamburellavano sul banco, di uomini che smuovevano i piedi, di uomini che facevano crocchiare le nocche, di uomini che sfogliavano rumorosamente il giornale, di uomini che continuavano a dire: "Già, già, già", di uomini che ogni tanto emettevano un lungo sospiro, di uomini che ripetevano "Cazzo", di uomini che dicevano "Meeeerda", come se le parole gli uscissero a fatica di bocca, uomini che schioccavano la lingua, che si toglievano la dentiera e se la rimettevano...Erano tutte maniere per inviare richiami di accoppiamento. La luce innaturale della vita in quel locale, in quella specie di provetta, in quella fottuta incubatrice di lussuria, era come un servizio televisivo sulla vita dei ragni o degli insetti […]
posted by frammento at
07:37
0 commenti