martedì, marzo 25, 2003

[...] Non siamo i soli a sentire come questa immagine, che nel corso degli anni si è fatta sempre più evanescente e idaele, sia impallidita e oggi diventi la caricatura di se stessa. Anche molti cittadini americani, che amano il loro paese, sono indignati per il crollo dei loro valori più genuini e per la hybris del potere che li governa. E'con loro che mi sento solidale. Al loro fianco mi proclamo filoamericano. Assieme a loro protesto contro il brutale esercizio del torto del più forte, contro la limitazione della libertà d'opinione, contro un uso politico dell'informazione quale solo uno stato totalitario ha mai praticato in passato, e contro quel calcolo cinico che considera accettabile la morte di migliaia di bambini e di donne, quando si tratta di tutelare interessi economici e potere politico.

No, non è l'antiamericanismo a offendere l'immagine degli Stati Uniti; non sono il dittatore Saddam Hussein e il suo paese già in larga misura disarmato a minacciare la maggiore potenza del mondo. Sono il presidente Bush e il suo governo che spingono i valori democratici al declino, che danneggiano il loro paese, ignorano le Nazioni Unite e con una guerra contraria al diritto dei popoli gettano il mondo intero nel terrore.

[...] Oggi molti si sentiranno scoraggiati, e con buoni motivi. Eppure, non possiamo far tacere il nostro no alla guerra e il nostro si alla pace. Cosa è successo? Il masso che avevamo spinto fino in cima, ora è di nuovo ai piedi della montagna. Spingiamolo allora di nuovo verso l'alto, anche se abbiamo il sentore che, appena raggiunta la vetta, ce lo ritroveremo ancora a valle. Questo, almeno questo, l'obiezione e la protesta senza fine, è e resta umanamente possibile.

Lo scrive Günter Grass. L'intero articolo si può leggere sul Manifesto, possibilmente accompagnato dalla lettera di Michael Moore a Bush, che si può leggere sul blog di Auro.


posted by frammento at 02:51  0 commenti