domenica, gennaio 05, 2003
/ un sogno fatto
... mi scrive una lettera, è un capolavoro e nel leggerla tremo di riconoscenza e stupore; sono al tavolo di un bar sulla strada e appoggio la mano come a fermare il movimento nevrotico del vetro che vibra al passaggio delle auto. Fuori l'inclinazione dei raggi solari lascia spazio solo a promesse d'ombra e opprime l'aria tremolante di una pianura d'asfalto, ma da qui posso ancora definire i confini delle cose, spogliarle dell'inessenziale. E' la mia ora di religione: è solo per fede che in un altro momento o lungo un percorso differente l'essenziale sarebbe tutt'altro
/ un rito
Da sempre, ogni volta che il treno avanza sul ponte recito per me stessa la nostalgia di Ungaretti
questi sono i miei fiumi / contati nell'Isonzo
Ho sempre amato questo fiume, mi piace il colore delle sue acque, mi piace come si accorda con le sue pietre bianche, come il suo corso le smussa e le addolcisce nella forma, mi piace come impone ogni volta ai miei pensieri come fosse una nenia catartica
questo è l'Isonzo / e qui meglio / mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell'universo
Riconosco, nell'acqua, le sottili fibre del mio universo.
Quelle che scorrono nel fiume così fragili da poterle avvertire solo in agglomerati caotici e inclassificabili che si impongono prepotenti ed ipnotici, che mi distraggono e trascinano sul ponte da cui mi affaccio a seguire lo spettacolo del fluire, lontano da voi che siete già dall'altra parte, d i s t a n t i.
posted by frammento at
05:57
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