venerdì, novembre 22, 2002
oggi ho addosso il filtro gucciniano e leggo
ogni cosa come se avesse un sottotitolo; sotto la frase di coupland trascritta da
enzo, ci leggo una cosa tipo [ il mistero dei tanti 'io sarò' diventati per sempre 'io ero ' ]
forse un po' si ricollega anche al discorso dei progetti.
un amico (col doppio dei miei anni) mi diceva sempre che si sentiva vecchio quando non ne aveva. ma a me è sempre sembrato che il peso della vecchiaia lo si senta proprio nel trovare necessario averli.
chi è giovane pensa che *inizierà a scegliere* quando sarà il momento; però il momento non
è mai, non è qualcosa che arriva, è un qualcosa di cui si favoleggia l'esistenza esclusivamente quando passato, un qualcosa inteso come *occasione*, che si può individuare a posteriori con lavorìo di coscienza ed eccesso di empiria.
in realtà la vita dovrebbe essere una serie di momenti in un unico fluire
eppure
quand'ero (ancora) più giovane e (ancora) più esistenzialista, leggevo kierkeegard e mi tormentavo quasi altrettanto*. a qualche anno di distanza, la quantità e la molteplicità di problematiche con cui convivo è rimasta invariata, ma sicuramente ho cambiato modo di pormi le domande (le pongo in modo più cortese? si sa che crescendo si diventa più sensibili alle formalità... e poi
ora ho la risposta: è 42 :)), e ho dimenticato molto della filosofia che ho studiato.
il concetto di aut-aut però, non l'ho dimenticato (forse perchè è già ampiamente espresso nella definizione stessa), anche se mi accontento di applicarlo a esigenze più banali, quotidiane, forse anche più triviali, che la scelta fra vita estetica e vita etica: quanto basta a impelagarmi e ad angosciarmi quando si profila una scelta che annienti drammaticamente cumuli di possibilità.
e magari che mi indichi una data per "l'inizio della vita"
* non esageriamo, dopotutto almeno io non ero credente... e una mini simone de beauvoir?
posted by frammento at
07:40
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