mercoledì, ottobre 16, 2002

siamo alla seconda settimana di lezioni, cose notevoli.
sarà che l'edificio che ospita la scuola di giorno è un liceo e sarà che per andare al lavoro la mattina passo lì davanti e vedo sempre i ragazzini seduti sui motorini che temporeggiano prima di entrare (quando non prendono la direzione opposta al portone), ma quando mi siedo al mio posto, non fosse per il buio delle sei e per i compagni non proprio liceali, sentirei qualche anno in meno sul groppone.
L'altro lunedì, preparandomi per il lavoro mi son chiesta: oddio cosa si porta il primogiornodiscuola? quaderno e penna, sìì? magari, gli occhiali, non mi va di strizzare gli occhi del tutto inutilmente davanti alla lavagna - e ai nomi delle fermate del metrò
così poi è finita che sono arrivata in classe ho appurato che i banchi e le aule delle scuole pubbliche non sottostanno alle leggi evolutive (scema che sono, si parla di migliaia di anni), e naturalmente ho cercato posto all'ultima fila, se possibile, o giù di lì.
entusiasta, entusiasta, dopo la prima ora e mezza mi son trovata a fare arabeschi con la penna e ad appuntare già a chi somigliava la prof., almeno se appartenesse al mondo animale, vegetale o minerale (ed avendo qualcosa di michael jackson - il naso, il naso - e qualcosa di una sandra milo travesita da preside di Grease, trovavo qualche difficoltà).
sono una persona che vive l'attualità, in un certo senso, e una controllatina alle spalle della cattedra mi sembrava d'obbligo: l'aula 18 è provvista del crocifisso regolamentare, l'aula 15 ha solo la sagoma prodotta dalla passata esposizione, che ha lasciato il posto alla scritta FUCK BUSH (le nuove leve danno qualche speranza)
sembra piuttosto che l'occupante diurno del mio banco in aula 15 non ami vedere sulla sua lavagna gli ideogrammi delle lezioni serali, tanto da farlo vergare con un certo astio "cina merda", a cui una mano risentita ha aggiunto "e giappone". Lo perdono solo perchè sembra che sia anche interista, fra le altre cose, ma potrei cominciare ad appiccicare cicche che gli si attacchino ai pantaloni, o rovesciargli briciole di patatine nel sotto-banco o disegnargli tanti femminei cuoricini e scrivere reprimendo il disgusto milan milan aléalé
e poi che bello ho conosciuto due appassionati di murakami e della mongolia, abbiamo avuto dieci minuti di handshaking in cui al posto dei versacci del modem volavano titoli di libri con un entusiasmo da scambio di figurine mancanti e solo una volta completata la collezione abbiamo cominciato a rilassarci e ad emettere suoni riconoscibili

Insomma, sono contenta. la mattina penso che tre anni sono un tempo troppo lungo perchè il mio entusiasmo perduri, e la sera penso a quanto mi piace l'aria d'oriente, mentre aspetto lì al confine con la nostra chinatown.


posted by frammento at 03:48  0 commenti